ANIE Rinnovabili - nuovi attori sul mercato

Progetti chiari per la tutela di imprese e consumatori

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C’è un percorso alternativo per “alleggerire” le bollette?

Sì. Occorre spingere verso la riduzione progressiva dell’impiego dei combustibili fossili, favorendo l’autodeterminazione e l’autosufficienza energetica dei territori anche con le rinnovabili e l’efficienza energetica. Spalmare gli incentivi è possibile, ma sarebbe stato molto più opportuno adottare la soluzione dell’emissione di bond da parte del GSE, mantenendo il debito all’interno del sistema, senza farlo ricadere su consumatori e PMI, creando così delle certezze e non continui ripensamenti. Con tutti i denari pubblici investiti dai cittadini per le rinnovabili elettriche, sul fotovoltaico in particolare, la cosa più insensata da fare è non sostenere oggi la crescita di questi comparti, per far sì che gli oneri di sistema siano effettivamente stati un investimento. Con gli incentivi abbiamo deciso di puntare sulle rinnovabili: sole, vento, acqua e biomasse, geotermia, recupero da rifiuti, tutti di origine autoctona: allora sono la strada da seguire per rendere il Paese energeticamente indipendente. Un’industria competitiva guarda all’innovazione tecnologica e all’efficienza energetica.

In qualità di associazione di categoria, quali punti state porterete all’attenzione dei Ministeri competenti?

La nostra ricetta per lo sviluppo del settore è molto semplice: innanzitutto, uno snellimento burocratico, realizzabile a costo zero, mediante una semplificazione delle procedure autorizzative, di connessione e di accesso alla rete che porterebbe a una diminuzione dei costi degli impianti FV fino al 15-20%. È necessario poi, così come più in generale nell’industria italiana, facilitare l’accesso al credito per le imprese, per esempio con l’introduzione di un fondo speciale (come il Fondo Rotativo di Kyoto) per garantire tassi agevolati. Costituirebbero inoltre una fonte di benessere per il comparto altre misure, quali l’estensione della detrazione IRPEF al 50% anche ai soggetti giuridici e il supporto incentivante alla sostituzione dell’amianto.

Come si inquadra, oggi, il comparto delle rinnovabili nazionale rispetto agli altri Paesi europei?

In tutto il mondo si stanno profilando politiche a favore delle fonti rinnovabili: se la velocità di esecuzione delle politiche e l’efficienza energetica delle FER non sono ancora ottimali, strumenti e pacchetti a sostegno del settore sono comunque in aumento. Gli investimenti globali in progetti di energia rinnovabile sono cresciuti a un tasso annuo di circa il 26% durante il periodo 2004-2011: da 40 a 318 miliardi di dollari. Dopo un calo nel 2012 (-16%) e nel 2013, gli investimenti attesi torneranno ai livelli del 2011 per poi superarli intorno al 2015. A seconda delle politiche e degli incentivi, si stima che gli investimenti globali in progetti di energia rinnovabile potrebbero aumentare fra i 470 e gli 880 miliardi di dollari entro il 2030. Le rinnovabili dovrebbero passare da una quota del 28% nel 2012 al 48% della capacità installata a livello mondiale entro il 2030. Ciò porterebbe fino al 37% la fornitura totale di energia elettrica a livello mondiale da fonte rinnovabile, la maggior parte da energia idroelettrica, con eolico e solare rispettivamente al 12% e al 6%.

Per il fotovoltaico si è parlato spesso di “bolla”, in riferimento all’influenza che ha avuto sui fatturati dei distributori nel 2010. Quali sono le sue considerazioni al riguardo?

Non possiamo negare che il fotovoltaico ha goduto, per un circoscritto periodo di tempo, di incentivi molto generosi che hanno in qualche modo creato una serie di operazioni finanziarie che oggi vengono etichettate come “speculazioni”, Non scordiamoci però che tali operazioni sono state effettuate, nella maggior parte dei casi, nella totale legalità, nel pieno rispetto della regole e con l’avallo di una legge dello Stato. Molti operatori hanno sperimentato una crescita vertiginosa dei fatturati e si sono dotati di strutture operative che dopo pochi mesi hanno dovuto ridimensionare. Il calo degli incentivi prima e la fine del Conto Energia dopo sono stati fattori ampiamente prevedibili ma i cambi repentini di normative si son rivelati inappropriati per garantire uno sviluppo sostenibile del mercato e dell’industria.

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