Edison, un genio distratto ma “illuminato”

Un giovane inventore e imprenditore, Thomas Alva Edison, iniziò il suo lungo cammino da facchino fino a diventare uno dei più grandi scienziati e industriali non solo degli Stati Uniti, ma dell’intera storia dell’umanità.

Edison
THOMAS ALVA EDISON.

Inverno 1859, Port-Huron, Michigan: nel retro di una modesta bottega da rigattiere, papà,mamma e figlio stanno terminando di mangiare. Il luogo e il pasto piuttosto misero, denotano le pessime condizioni economiche della famiglia. Il padre è un olandese arrivato negli Stati Uniti anni prima, che si è sempre dato da fare con mille lavoretti passando da fare il sarto all’intermediario nella compravendita di case, fino ad arrangiarsi come rigattiere; il tutto senza grande fortuna e riuscendo a stento a portare avanti la famiglia.

Il ragazzo di soli 12 anni, non aveva potuto accedere ad alcuna scuola e, quel poco che aveva appreso, lo doveva alla premura della mamma e alla sua indiscutibile curiosità e voglia di apprendere che lo portava spesso a trascorrere ore, se non intere giornate, nella biblioteca locale o in qualche libreria dove riusciva a sbirciare quei pochi libri consultabili. Terminato il pasto, il giovane si alzò per uscire ma fu fermato dal padre che gli annunciò che, a breve, avrebbe cominciato a lavorare come fattorino e aiuto carico e scarico bagagli sui treni. Ma oltre a quest’attività avrebbe potuto vendere – per conto del giornalaio – giornali, riviste e qualcosa da mangiare. Per intraprendere quest’attività il padre diede al figlio tre dollari.

L’inizio del percorso

Il giorno dopo, Thomas, questo era il suo nome, prese le sue poche cose e, salutati i genitori, si recò alla stazione dove iniziò il suo lavoro. Come promesso dal padre, a Thomas fu destinato un posto nel vagone bagagli e, a ogni sosta del treno, egli provvedeva con solerzia al carico e allo scarico dei bagagli. Ma la sua vivacità, la sua intelligenza e, soprattutto, il suo desiderio di apprendere, lo spingevano ben oltre.

Durante il viaggio, dopo aver venduto pasticcini e riviste ai passeggeri, Thomas si chiudeva nel suo piccolo rifugio – all’interno del vagone bagagli – e divorava ogni giornale, ogni rivista e ogni libro che gli capitasse a tiro. In breve, grazie al suo impegno, aveva di molto accresciuto il suo sapere e, contemporaneamente, si era fatto apprezzare per la solerzia con cui assolveva il suo lavoro. Ma tutto ciò che il giovane apprendeva, avveniva senza un preciso metodo di studio né un obiettivo. Thomas era consapevole di ciò e per saziare la sua voglia di sapere, le riviste e i giornali non erano più sufficienti.

Approfittando delle soste di diverse ore che il treno effettuava nella città di Detroit, Thomas iniziò a frequentare la biblioteca locale, che era molto ben fornita di ogni tipo di libri. Si prefisse di leggerli tutti partendo da un’estremità all’altra di ogni scaffalatura. Il bibliotecario incuriosito da quel ragazzo e dalla sua voglia di apprendere e sapendo dal diretto interessato che la sua predilezione andava verso libri scientifici, iniziò a fare per lui una cernita dei più importanti testi consentendogli poi di portare con sé, di volta in volta, il libro che stava leggendo in quel momento in modo che così che potesse continuare la lettura anche nei momenti liberi durante il suo lavoro in treno. In definitiva, seppur in modo molto sommario, questo fu il primo vero “inquadramento” del suo sviluppo culturale.

Il primo laboratorio
Edison
ALCUNE LAMPADINE inventate da Edison.

In brevissimo tempo, Thomas, incuriosito dagli esperimenti chimici, realizzò un mini laboratorio nel suo spazio all’interno del vagone bagagli e cominciò a riprodurre gli esperimenti letti sui libri provenienti non solo dalla biblioteca di Detroit ma anche da paesi lontani. Intanto aveva messo a frutto i tre dollari donati dal padre e, seppure in quantità esigua, aveva un discreto gruzzoletto. Per avere maggior tempo a disposizione, assoldò vari ragazzetti nei paesi che il treno toccava e affidò a loro, sotto la sua direzione, il carico e scarico bagagli, nonché la vendita di pasticcini e giornali.

 

Thomas Alva Edison, perché è di lui che stiamo parlando, inizio così il suo lungo cammino che lo avrebbe portato a diventare uno dei più grandi scienziati e industriali non solo degli Stati Uniti ma dell’intera storia dell’umanità. La strada intrapresa, tuttavia, era lunga e piena di ostacoli. Tanto per dirne una, nel suo piccolo laboratorio cadde dallo scaffale del fosforo, prese fuoco e si propagò a parte del vagone. Il pronto intervento del conduttore impedì danni maggiori ma significò anche la chiusura e l’eliminazione del laboratorio, nonché una punizione corporale per il giovane Thomas.

L’inventore poliedrico

Un “piccolo inconveniente” non poteva certo fermare la sua intraprendenza. Iniziò a costruire piccoli telegrafi alimentati da pile, recuperati nelle botteghe dei posti che visitava. Il passo successivo fu intraprendere la carriera di giornalista ma non era sufficiente per Thomas che oltre a scrivere gli articoli, decise di stampare il giornale e di venderlo direttamente ai passeggeri del treno.

Detto fatto, installò una piccola “stamperia” nel suo solito vagone bagagli e, mentre il treno era in viaggio, scriveva le “news”, le stampava e distribuiva il giornaletto agli stessi viaggiatori, nonché agli edicolanti delle stazioni successive. Il suo giornale “The Grand Trunk Herald”, di cui era redattore, compositore, correttore, stampatore, piegatore e venditore, in breve tempo ebbe un successo incredibile poiché le notizie che diffondeva erano praticamente in diretta e nessun’altro giornale riusciva a essere più veloce. Il Times di Londra segnalò al suo pubblico questa interessante iniziativa portandola come esempio di spirito d’iniziativa degli Americani del Nord.

Il giovane Edison cresce

Le sue iniziative e le sue invenzioni iniziarono a diventare pubbliche, il suo genio e le sue capacità di realizzare oggetti sempre più utili all’uomo lo portarono sempre più in alto finché la Società dell’Unione dei Telegrafi dell’Est lo assunse concedendogli uno stipendio molto elevato e mettendogli a disposizione un laboratorio incredibilmente attrezzato a Menlo Park a New York. Ottenuta la sicurezza economica, un laboratorio e moltissimi aiutanti a sua disposizione Thomas poté dedicarsi alla sua occupazione prediletta: realizzare invenzioni che fossero utili all’umanità. Il suo spirito però rimase lo stesso di quel dodicenne che ricevette dal padre tre dollari per iniziare a vivere. Si narra che, conosciuta la giovane operaia Maria Stilvell e innamoratosi, le chiese di sposarlo concedendole una sola settimana di tempo per rispondere. Trascorsa la settimana, Maria e Thomas erano fidanzati e pochissimo tempo dopo si sposarono.

Le nozze “alternative”

Il giorno del matrimonio, terminata la cerimonia e usciti dalla chiesa, Edison portò la sposa nella sua casa, accanto al laboratorio di Menlo Park, le mostrò la sua officina, i lavori che vi si svolgevano, i suoi collaboratori e le loro mansioni. Infine le chiese di lasciargli qualche momento per un importante esperimento in fase di svolgimento, promettendole di raggiungerla al pranzo nuziale, per il mezzogiorno. Trascorse tutto il giorno e il pranzo terminò senza che Edison si presentasse.

A sera inoltrata, non vedendolo arrivare, un singolare corteo nuziale, con la sposa in testa, si recò al suo laboratorio trovandolo immerso nel suo esperimento, per il quale aveva completamente dimenticato il suo matrimonio. Nonostante l’enorme successo delle sue tantissime invenzioni, Edison restò più o meno così per tutta la vita, preso dalle sue immaginifiche idee, attratto dai suoi sogni, distratto al punto da dimenticare che vi siano momenti e cose più importanti della fisica e dell’elettricità. In quel laboratorio, dopo poco tempo, nacque la lampada Edison, destinata a cambiare il percorso dell’Umanità.

Edison
LE NOZZE di Edison.

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