I risultati del progetto SENSHome hanno dimostrato come, installando reti di sensori intelligenti, gli ambienti domestici possano trasformarsi in case “sensibili” alle necessità di individui con bisogni speciali, monitorando le dinamiche interne e segnalando, anche a terzi, potenziali eventi a rischio.
Tutelare l’incolumità e aiutare le persone che presentano disturbi dello spettro autistico (ASD) a migliorare la propria indipendenza e qualità di vita: è stato lo scopo del progetto SENSHome, portato avanti in prima linea dal gruppo di ricerca in Fisica Tecnica Ambientale della Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste, Carinthia University of Applied Sciences ed Eureka System Srl, azienda del ramo meccatronica.
Nello sviluppo di SENSHome – che ha previsto la realizzazione di specifici spazi indoor nei laboratori della Libera Università di Bolzano – è stato affrontato il tema del comfort abitativo delle persone nella condizione autistica da molti punti di vista, tramite una progettazione “user-centered design” che ha messo l’individuo utilizzatore e i suoi bisogni al centro.
I ricercatori hanno coinvolto i destinatari finali del progetto e ne hanno studiato le esigenze e gli eventuali fattori di rischio, come rumori, variazioni di temperatura o umidità, che possono provocare situazioni di disagio e/o pericolo.
In un secondo momento poi, sono stati concepiti e costruiti tre prototipi di ambienti che ospitano un’architettura centralizzata per la raccolta di dati e l’interazione con gli occupanti basata su una rete intelligente di sensori integrati.
Questi, per mezzo di un’interfaccia grafica (app per smartphone o tablet), segnalano eventi o condizioni ambientali rischiose per la persona con ASD, il che consente a chi si occupa dell’assistenza e della cura a persone parzialmente autonome di monitorare da remoto, e in tempo reale, un più elevato numero di individui, intervenendo in caso di episodi di crisi o in via preventiva, tutelando sempre la privacy.
Sistema open access e open source
«Nei tre ambienti dimostrativi realizzati abbiamo installato sensori intercomunicanti di rumore, umidità, temperatura, affollamento, caduta, illuminamento, anidride carbonica, fumo e altre sostanze – chiarisce Marco Caniato, Project manager del progetto –; ho fortemente insistito perché non venissero installate telecamere di alcun tipo, per garantire una privacy totale. Abbiamo utilizzato sensori low cost reperiti sul mercato elettronico e sensoristico, anche online, oltre al sistema operativo gratuito Ubuntu, che chiunque può scaricare (l’applicazione è già online): tutto è open access e open source, senza alcun sistema proprietario».
Nell’intero spazio dimostrativo sono state distribuite black box incorporate sia in mobili dal design accuratamente creato in collaborazione con utenti nello spettro autistico sia incorporabili in mobili commerciali: i sensori sono mascherati mediante vetri oscuranti, in modo da poter rilevare i parametri necessari senza recare disturbo visivo agli occupanti.
Anche i lampadari rispondono a diversi requisiti: possono integrare microfoni e altri sensori, migliorano il comfort acustico nella stanza grazie ai materiali fonoassorbenti con cui sono stati realizzati, offrono la possibilità di personalizzare l’intensità dell’illuminazione e la copertura, a seconda della sensibilità della persona, e di direzionare la luce (diretta o diffusa in base alle preferenze e alla funzionalità da svolgere – relax o richiedente attenzione) come mostrato in foto 1 e 2.
Controllo e pianificazione delle attività
All’interno della cucina sono stati adoperati strumenti di supporto visivo alle attività, ampliamente sfruttati dalle persone nello spettro autistico: i pittogrammi, che in questo contesto sono programmabili attraverso l’interfaccia utente per supportare attività quotidiane come apparecchiare, cucinare o fare merenda.
Nello spazio rifugio (foto 3), invece, costituito da una poltrona gialla atta a creare un ambiente di isolamento e rilassamento per l’occupante, la sensoristica è nascosta sotto la seduta (accelerometri e sensori di presenza programmati per riconoscere eventuali atti di stimming motori) e in una box adiacente a una luce a intensità e colore regolabile (sensori microfonici per la rilevazione di pressione sonora per lo stimming verbale o per alterazioni sonore rilevanti).
Aprendo la schermata iniziale dell’interfaccia utente è possibile avere un quadro generale di ogni ambiente monitorandone i parametri, il numero di persone presenti e, ad esempio, controllando l’intensità delle luci e la direzionalità della luce desiderata per ciascuna stanza o per lo spazio rifugio.
Premendo sull’icona “activities” si accede poi alla pagina di pianificazione delle attività, con cui è possibile programmare momenti specifici attraverso il supporto di un’agenda visiva – che dà indicazioni step by step sulle attività da completare – o attraverso i pittogrammi – la cui accensione può essere sincronizzata per ogni step delle attività, al fine di creare un supporto alla vita quotidiana e incrementando l’autonomia dell’occupante (foto 4 e 5).
La persona e i suoi bisogni al centro
Qualora i sensori rilevino la presenza di anomalie (es. casa incustodita, fornelli accesi incustoditi, eccessivo rumore proveniente da una stanza, cadute accidentali, vibrazioni anomale, numero eccessivo di persone in ambiente) le notifiche sul device allertano l’operatore o lo stesso occupante autonomo nello spettro: questi reminder/avvertimenti stimolano l’individuo ad agire in sicurezza aumentando la sua indipendenza e aiutano il genitore/operatore ad avere un quadro completo della situazione e a comprendere come intervenire al meglio (foto 6).
«Tutte le soglie di sensibilità (a rumori, luminosità, temperatura, qualità dell’aria, affollamento, ecc.) sono pre-impostabili in base alla sensibilità e alla variazione di percezione di ciascun occupante nello spettro – specifica Caniato –. Nel caso di implementazione in strutture di vita assistenziale o in associazioni, inoltre, si può creare un profilo per ciascun utente, con le proprie soglie e le proprie preferenze, finalizzato a fornire un’esperienza ottimale per mantenere la concentrazione, effettuare laboratori artistici o garantire il relax in caso di sedute di terapia.
Questo progetto potrebbe essere adattato anche alla sicurezza di persone anziane, prolungandone le prospettive di vita attiva. È stato portato a termine in tre anni di studio e lavoro, per di più nel pieno del periodo pandemico – conclude il ricercatore –: il suo risultato, oggi, è una tecnologia modulabile centrata sull’utilizzatore finale, adattabile ad abitazioni private, ad appartamenti condivisi e a luoghi di vita assistita».
«Quando lavoravo presso l’Università di Trieste ho concepito l’idea di questo progetto, poi sviluppato con la Libera Università di Bolzano insieme ad altri partner. Questo monitoraggio passivo degli ambienti è ideale per tutte quelle persone che necessitano di un controllo più o meno continuo, come disabili, persone nello spettro autistico e anziani.
Abbiamo voluto dare una risposta concreta alle necessità di tante famiglie e individui con più o meno problematiche e/o comorbidità e l’abbiamo fatto concependo un sistema intelligente che, in situazioni di questo tipo e al superamento di determinate soglie preimpostate, invia un “early warning” che permette ai soggetti coinvolti di aumentare il loro grado di comfort e autonomia, autoregolandosi, consentendo al caregiver di turno di assentarsi dall’ambiente monitorato tenendo comunque sotto controllo, da remoto e nel massimo rispetto della privacy, chi rimane all’interno.
È l’ambiente stesso, in questo caso, che svolge la funzione di caregiver. I riscontri finora sono stati entusiastici e c’è un grande interesse da parte di Enti pubblici, scuole, associazioni e privati cittadini. Gli ambienti sono ancora sperimentali, ma confidiamo nell’elaborazione di un secondo progetto che tratti l’applicazione reale del sistema anche in contesti quali strutture per anziani e centri diurni.
L’Università è aperta a collaborazioni per l’implementazione di questo sistema e per la sua industrializzazione da parte delle aziende: tutte dovrebbero sentirsi coinvolte, dalle imprese di arredamento di interni ed esterni a quelle di domotica, sensoristica, ICP e informatica».