Dopo sette anni difficilissimi, durante i quali mediamente ogni italiano ha perso 2.100 euro di consumi, oggi ci sono i segnali di ripresa…
..Per trasformare la ripresa in crescita, però, è indispensabile rafforzare questi segnali e migliorare il clima di fiducia di imprese e famiglie: questo è il punto di vista di Carlo Sangalli. Sangalli, nato a Porlezza, in provincia di Como, laureato in giurisprudenza, entra a far parte nel 1973 del Consiglio direttivo dell’Unione del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni della provincia di Milano, ricoprendo la carica di Parlamentare dal 1968 al 1992. Dal 1995 è Presidente dell’Unione del Commercio della Provincia di Milano e, dal 1996, di Confcommercio-Imprese per l’Italia Lombardia. Dal 1997 è Presidente della Camera di Commercio di Milano. Il 10 febbraio 2006 ha assunto la Presidenza di Confcommercio-Imprese per l’Italia e a marzo 2015 è stato riconfermato per acclamazione.
Ripresa economica
Dopo sette anni difficilissimi, i senali di ripresa risiedono nella crescita in questi ultimi mesi della produzione industriale, dei consumi e dell’occupazione. Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi di Confcommercio-Imprese per l’Italia, quest’anno avremo un Pil in crescita dell’1,1% e consumi a +1,2%, anche grazie a un significativo impulso proveniente dalla spesa dei turisti stranieri grazie all’effetto Expo. Per trasformare la ripresa in crescita, però, è indispensabile rafforzare questi segnali e migliorare il clima di fiducia di imprese e famiglie.
IVA e IRPEF
Serve una politica fiscale che non sia un ostacolo al miglioramento della domanda delle famiglie, ma sia, invece, “distensiva” e che abbia come obiettivo quello di una riduzione generalizzata, certa e sostenibile del carico fiscale. Per far questo la via è obbligata: ridurre la spesa pubblica, eliminando sprechi e inefficienze, e destinare ogni euro risparmiato grazie al minor costo del debito pubblico e recuperato dalla lotta all’evasione fiscale alla riduzione immediata delle aliquote Irpef per i contribuenti in regola. E soprattutto bisogna disinnescare definitivamente la “mina” delle clausole di salvaguardia che valgono 70 miliardi di tasse in più nel prossimo triennio e la cui attivazione azzererebbe qualsiasi prospettiva di ripresa.
Italia
Il nostro Paese è esposto a grandi insidie che generano incertezza: quella del Medio Oriente, quella dei debiti sovrani a partire dalla Grecia, quella del conflitto ucraino che ha fatto male alle imprese con pesanti cali delle esportazioni. Tutto ciò impone determinazione e urgenza nell’operazione di doppia sottrazione citata prima: meno spesa improduttiva, meno tasse.
Europa
Negli ultimi sette anni di grande recessione mondiale, si è gradualmente ampliato lo scollamento tra Istituzioni e cittadini europei. Tanto che oggi per meno di un italiano su tre l’Europa evoca un’immagine positiva. E sono la metà rispetto al periodo pre-crisi. Un cambiamento di giudizio su cui certamente hanno giocato un ruolo fondamentale la crisi economica e l’eccesso di austerità. Tuttavia, qualcosa è cambiato grazie anche ai sacrifici compiuti dalle famiglie e dalle imprese per mantenere gli impegni di risanamento dei conti pubblici e di convergenza verso il pareggio di bilancio. Ma anche per effetto del cambio di atteggiamento della BCE con un nuovo regime di politica monetaria volto a salvaguardare l’integrità e la stabilità dell’euro. Questa è l’Europa che ci lascia sperare per il futuro.
Investimenti
Per consolidare la ripresa, oltre ai tagli, servono anche gli investimenti. In infrastrutture, fisiche e digitali, in servizi avanzati per le imprese e per i cittadini. Il tema delle infrastrutture immateriali, della banda ultralarga, della rivoluzione digitale è, peraltro, molto importante per il terziario di mercato. Grazie a questi strumenti, infatti, le nostre imprese, i punti vendita, la distribuzione si possono trasformare. E possono trasformare le nostre città in vere smart city. Ma bisogna spingere sempre di più anche sugli investimenti in capitale umano, un asset di fondamentale importanza. Come ha detto anche il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: “L’investimento in conoscenza è quello che paga l’interesse più alto. Anche se in Italia investiamo poco, perché il rendimento è molto differito nel tempo”.
Rappresentanza
Sentiamo tutta la responsabilità di portare la voce dei nostri imprenditori alla politica, al Governo, alle istituzioni. Così come quella di continuare ad interpretare correttamente le esigenze crescenti degli associati, attraverso un dialogo e un confronto con i sindacati, sempre civili, costruttivi e ragionevoli. Un esempio per tutti il recente rinnovo del contratto nazionale del terziario, moderno e innovativo. Insomma, sentiamo la responsabilità di fare il nostro lavoro seriamente, dimostrando che i corpi intermedi – quelli che sono vivi e che funzionano – non sono la zavorra di questo Paese. Anzi, senza di loro, senza la loro spontanea dialettica e capacità di connessione, una società sana non sta in piedi, si impoverisce e si indebolisce nel tempo.
Lavoro
Con il Jobs Act, il Governo è andato finora nella giusta direzione: flessibilità per le imprese e assunzioni a tempo indeterminato con incentivi, che speriamo proseguano nel 2016. Per il prossimo futuro, ci aspettiamo comunque ulteriori interventi volti a diminuire il costo del lavoro. A partire dalla riduzione delle tariffe Inail e dai contributi alla gestione malattia dell’Inps, a beneficio dei settori e delle imprese che pagano in misura sproporzionata rispetto ai propri reali fabbisogni. Ma soprattutto, ci attendiamo interventi per una semplificazione non solo nelle norme, ma di tutti quegli adempimenti e quei controlli eccessivi che costringono le imprese a impiegare molto tempo tra moduli e formulari.
PMI
Le imprese, soprattutto quelle del terziario, che vivono prevalentemente di domanda interna, continuano a soffrire. Nei primi tre mesi del 2015, infatti, hanno già chiuso 23.000 esercizi al dettaglio che vanno ad aggiungersi agli oltre 64.000 che hanno abbassato definitivamente la saracinesca nel 2014. Una situazione sulla quale, certamente, continuano a farsi sentire le difficoltà sul fronte del credito che continua a registrare un andamento negativo per quanto riguarda lo stock di prestiti. Nonostante queste difficoltà i nostri imprenditori, gli imprenditori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti, non hanno perso la voglia e la determinazione di fare impresa. E oggi queste imprese rappresentano una parte essenziale del Paese che vale oltre il 40% del Pil e dell’occupazione.
Futuro & cambiamento
Quest’anno Confcommercio compie settant’anni. Per noi questo è un punto di partenza, non certo un punto di arrivo, perché significa accettare la sfida – e l’impegno – di giocare in attacco i prossimi 70 anni. Non rincorrendo il cambiamento, ma promuovendolo, come stiamo già facendo al centro e nei territori, per aiutare le nostre imprese ad essere sempre un passo avanti e dimostrare giorno dopo giorno che siamo il terziario ma non siamo secondi a nessuno. (Stefano Troilo)