La figura del distributore deve recuperare centralità in seno alla filiera. Pertanto, secondo il Presidente FME Ezio Galli, non si può prescindere da una revisione dei rapporti con i fornitori e da un confronto reciproco su questioni ormai annose.
“Ho deciso di avanzare la mia candidatura alla presidenza quando l’alternativa sarebbe stata la convocazione di un’assemblea straordinaria per la messa in liquidazione di FME. Sciogliere la Federazione sarebbe stata una follia. Così mi sono reso disponibile e ho presentato delle richieste che, tuttavia, non sono piaciute a tutti”. Nella sua prima intervista a Watt in qualità di Presidente FME, l’ingegner Ezio Galli inquadra subito i presupposti della sua elezione e le finalità del suo mandato.
Cosa ha chiesto all’assemblea?
Anzitutto di poter lavorare con una squadra composta da uomini di mia fiducia. I consorzi più piccoli hanno manifestato delle riserve in merito a questa richiesta, ma vorrei sottolineare che non ho scelto i consiglieri secondo logiche di appartenenza. Paolo Ferrari, Guido Barcella, Rudy Marconi, Alessandro Fogliani, Luca Zaghini e Piero Convertino sono persone con le quali ho lavorato insieme negli ultimi anni: logicamente, è venuto a crearsi un certo affiatamento. A smentita delle voci che parlano di una spartizione dei tavoli di lavoro in seno al consiglio, vorrei ribadire che sovrintenderò personalmente a tutte le assemblee con almeno 3 o 4 consiglieri per volta al seguito. Ancora, ho chiesto una modifica allo statuto della Federazione per avere un consiglio d’amministrazione più ridotto e compatto, eliminando ad esempio l’obbligo di coinvolgere i presidenti delle associazioni regionali in quanto in passato – in occasione dei consigli direttivi – ci ritrovavamo in pochi, spesso al limite del numero minimo.
Qual è la sua priorità in agenda?
Dopo la fase critica vissuta da FME, anche a seguito della scomparsa di Giampaolo Ferrari, puntiamo a restituire centralità e credibilità alla figura del distributore di materiale elettrico. Le regole che ci siamo dati per gestire il mercato a valle, come il listino servizi, i trasporti e la gestione dei resi, stanno funzionando. Per questo occorre fare un passo avanti, focalizzandoci sul confronto con i produttori.
Avete pensato ad attività specifiche per affrontare le diverse problematiche?
Con ANIE abbiamo concordato l’apertura di tavoli di lavoro su diversi temi come ad esempio il pagamento delle provvigioni agli agenti, nel quale FME può fungere da ago della bilancia. Un altro fronte “caldo” è quello delle statistiche, utilissime per misurare le effettive dimensioni del mercato e rimodulare correttamente le relazioni con gli stessi fornitori, oggi sbilanciate sul sell-in. Vogliamo poi approfondire la problematica dei clienti-obiettivo, che ci è sfuggita di mano. Pur non entrando nel merito delle strategie commerciali del singolo distributore, FME intende creare un fronte comune su questi argomenti.
Si tratta di temi diventati ormai “classici”. Si stanno aprendo anche fronti nuovi?
A seguito dell’acquisizione di Fox & Parker da parte di Cerved, stiamo pensando ad un progetto di ampio respiro sul tema del risk management. Un altro aspetto su cui vorremmo fare qualcosa sono le rettifiche inventariali. Gestendo molte righe per ordine, cresce la probabilità di commettere errori di movimentazione della merce. Quelli in danno del cliente sono facilmente rimediabili: basta consegnargli il materiale mancante. Ma quando siamo noi a regalare qualcosa per sbaglio, la merce non regolarmente addebitata non solo non torna indietro, ma determina anche delle rettifiche inventariali negative che, in caso di controllo, sono passibili di contestazione.
Che cosa si registra invece sul versante delle associazioni regionali?
Intendiamo riprendere le fila del discorso un po’ in tutta Italia. Tranne Piemonte, Lombardia, Lazio, Puglia e Toscana, in molte aree c’è bisogno di rilanciarne l’attività. In tale ottica sono già in corso incontri con i rappresentanti dei principali consorzi.
Il mese di gennaio è partito bene. In attesa di leggere i dati del primo trimestre 2017, qual è il sentiment a suo avviso prevalente tra i distributori?
La crescita riportata dai dati infragruppo di gennaio è stata nettamente superiore alle aspettative. Ragionevolmente, possiamo pensare che il 2017 sarà abbastanza speculare al 2016, il cui primo semestre aveva registrato una crescita prossima al 6 per cento e il secondo un sensibile calo che avrebbe determinato un dato finale ancora positivo, ma tutt’altro che esaltante, ossia +2.55 per cento. Va inoltre considerato che lo scorso anno il nord è stato penalizzato dalla crescita sottomedia della Lombardia: appena 0.50 per cento. Al sud alcuni distributori, specialmente in Sicilia, sono cresciuti, mentre altri hanno rallentato fortemente. Siamo ancora lontani dai periodi in cui si registravano incrementi a doppia cifra e fare previsioni è diventato difficile. Direi che sarebbe preferibile crescere lentamente, anche solo del 3 per cento, ma costantemente ogni mese, senza gli andamenti altalenanti che hanno caratterizzato gli ultimi due anni.
(a cura di Stefano Troilo)
I numeri di FME (Federazione Nazionale Grossisti Distributori di Materiale Elettrico)
130 imprese associate, con un totale di 1150 punti vendita sul territorio nazionale, 7 consorzi associati (ANSE 2000, Elettroteca, ELEX, Fegime, Findea, Gewa e Startre) e 11 Associazioni regionali a rappresentare circa l’85% del totale della filiera, per un totale di 15.000 addetti e un volume d’affari (2015) di circa 5 Mld di € annui