Ma è vero che… per gru e ponteggi va fatta la messa a terra?

Sapere quando è davvero necessario fare la messa a terra di gru o ponteggi è molto importante, sia per quanto riguarda la sicurezza delle persone ma anche per quanto riguarda l’aspetto economico.

Nel predisporre l’im­pianto di cantiere, spesso sorge il dubbio relativo alla messa a terra della gru e del ponteggio. A volte, per tagliare la testa al to­ro, si decide di collegarli a terra a priori, ma questa scelta non sem­pre si rivela essere la migliore, anche dal punto di vista econo­mico.

Vediamo in questa pagina quando questo collegamento ri­sulta effettivamente necessario.

Gru di cantiere

La gru di cantiere va messa a ter­ra per due motivi: per protezione dai contatti indiretti e per rischio scariche atmosferiche.

  • Contatti indiretti

Come noto, la gru funziona gra­zie all’energia elettrica e il qua­dro e i motori in essa presen­ti sono da considerarsi masse e quindi, come tali, vanno collegati a terra. Per adempiere a tale ob­bligo, è sufficiente il collegamen­to del PE all’impianto di terra del cantiere tramite la spina di ali­mentazione della gru.

  • Rischio scariche atmosferiche

Nel caso in cui un fulmine colpis­se la gru c’è il rischio di perdita di vite umane per tensioni di con­tatto e tensioni di passo fino a 3 metri dalla base della gru.

Occorre valutare il rischio se­guendo la Norma CEI EN 62305-2: in funzione del numero di ful­mini per chilometro quadrato anno (Ng), delle dimensioni della gru, dalla sua posizione e dal ti­po di suolo su cui poggia, si de­termina se essa è autoprotetta o meno. Nella maggior parte dei casi la gru risulta autoprotetta e quindi non è necessario il collegamen­to della struttura metallica ma è sufficiente il collegamento a ter­ra tramite presa e spina.

Nel caso in cui dalla valutazio­ne emerga un rischio non tolle­rabile occorre mettere a terra la struttura metallica tramite alme­no due dispersori verticali da 2,5 m infissi nel terreno in posizione opposta e collegati con corda di rame da 50 mm quadrati o tondi­no di acciaio zincato con diame­tro di 10 mm alla struttura metal­lica.

Ponteggi

Per i ponteggi si possono fare ra­gionamenti analoghi a quelli fatti per la gru, in particolare il pon­teggio va messo a terra solo se sussiste almeno una delle tre condizioni seguenti:

  1. il ponteggio è una massa
  2. il ponteggio è una massa estranea
  3. il ponteggio è pericoloso in caso di scariche at­mosferiche.

Il ponteggio non è un apparecchio elettrico, può diven­tare una massa se su di esso si applicano cavi o dispositivi non di classe II. I cavi di cantiere sono con iso­lamento doppio o rinforzato e quindi non danno problemi, lo stesso per gli apparecchi di clas­se I correttamente messi a terra come, ad esempio, il montaca­richi correttamente collegato a terra tramite il cavo di alimenta­zione.

Il ponteggio si deve considerare massa estranea quando presen­ta una resistenza verso terra in­feriore a 200 Ω. Se i piedini del ponteggio poggiano su asfalto, ghiaia, roccia, lastricati o simili la resistenza verso terra supera i 200 Ω, negli altri casi è necessa­rio misurare tale resistenza per capire se si tratta di una massa estranea o no.

Per quanto riguarda il rischio ful­mine, va fatta una valutazione secondo la Norma CEI EN 62305-2 tenendo conto del valore Ng e dei parametri dimensionali del ponteggio.

Comunicazione ISPESL e ASL/ARPA

Se si realizza un impianto di pro­tezione dalle scariche atmosferi­che, esso va denunciato ad ASL/ARPA ed Inail (tramite CIVA) co­me previsto dal DPR 462/01, con relativo pagamento, eventuale controllo a campione e verifica biennale.

Alle imprese di costruzione con­viene quindi far effettuare la va­lutazione dal rischio scariche at­mosferiche ad un professionista o ad un istallatore preparato in modo da avere più sicurezza e spesso anche minor spesa.

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