Sergio Novello, presidente e ad di Sonepar Italia, parla di come l’azienda si relaziona con le differenti tipologie di clienti e dei progetti futuri.
Il mondo del mercato della filiera elettrica è una realtà che condivide grandi similitudini con il mercato del settore idrotermosanitario. Negli anni, in modo alternato, si è pensato che uno fosse più avanzato dell’altro, ma, nella realtà dei fatti, ad esclusione della consistenza dei fatturati, giocano entrambi una partita con la stessa tipologia di interlocutori. Partendo quindi da questa considerazione, risulta interessante conoscere l’opinione di uno dei protagonisti della distribuzione specializzata del settore elettrico: Sonepar Italia.
Con Sergio Novello, Presidente e AD di Sonepar Italia, affronteremo alcuni temi importanti che vanno dal mercato presente a quello futuro, dal confronto tra la GDO e la GDS, dalla transizione energetica alla formazione per finire con il tema che forse più interessa il mondo ITS e cioè quello della possibile contaminazione tra il mondo elettrico e quello idrotermosanitario.
Che impatto ha avuto il Superbonus 110% sul fatturato di Sonepar del 2022?
«Il 2022 è stato un anno positivo per Sonepar, che certamente ha goduto di una situazione particolare condizionata dagli incentivi del 110% ma anche dallo sviluppo del fotovoltaico, dalle pompe di calore e così via. Tutto ciò ha generato incrementi dei volumi e dei listini e conseguentemente anche un aumento di fatturato in una misura che non si vedeva da anni.
Dopo questo periodo di vivacità, andremo incontro a un 2023 che, con la revisione degli incentivi dal 110% al 90%, imporrà un cambiamento nell’atteggiamento verso gli investimenti. La clientela privata ad esempio, se vorrà approfittare degli incentivi e sempre se l’ISEE lo consentirà, dovrà mettere in preventivo l’investimento di qualche euro».
Gli incentivi hanno quindi aiutato il mercato?
«Sono state poste diverse critiche agli incentivi del 110% ma varrebbe comunque la pena di considerare che, se non ci fossero stati e solo come esempio, non avremmo avuto la spinta sulle rinnovabili che, solo due o tre anni fa, sarebbe stata impensabile. Ovviamente non esiste una controprova ma è avvenuto ciò che accadde con gli incentivi all’Industria 4.0 che a suo tempo diede la spinta a una serie di investimenti della piccola e media industria assolutamente impensabili sia sul piano economico che su quello culturale».
Come è iniziato il 2023?
«Già in questi primi mesi dell’anno abbiamo notato qualche rallentamento, anche se la transizione energetica riesce a sostenere ancora adeguatamente il fatturato e ci permette di immaginare un trend ancora positivo per il futuro. Certamente il mondo elettrico è ancora dalla “parte giusta della scrivania” e, se le banche torneranno ad aprirsi sul fronte dei supporti finanziari, le rinnovabili e la transizione energetica saranno un’importante opportunità.
In generale auspico che si riesca a uscire, prima o poi, dall’operatività in uno stato di costante emergenza; ritengo di poter affermare che negli ultimi anni questo sia stato un vincolo che ha condizionato i comportamenti degli imprenditori».
Com’è ad oggi il vostro rapporto con la clientela privata?
«Senza ombra di dubbio l’utente finale privato è profondamente cambiato ed è molto più informato di qualche tempo fa su caratteristiche, prezzi, ecc. e quindi è sempre più difficile incontrare persone alle quali raccontare “favole”. Non si può rischiare di avere il cliente privato più competente del nostro venditore».
E con i clienti professionisti?
«Con l’utente professionale è tutta un’altra questione: salvo alcune eccezioni, è scettico e vede male ogni trasformazione che lo costringa a rimettere in discussione la sua preparazione tecnica e le sue storiche esperienze e consuetudini di utilizzo dei prodotti. È compito della distribuzione specializzata supportare l’utente con tutte quelle attività che lo possono aiutare a comprendere il valore delle nuove opportunità e ad attuare il cambiamento».
Che progetti avete per il futuro?
«L’aspirazione delle realtà come Sonepar, è quella di uscire dal mondo esclusivamente generalista per essere sempre più presente nella realtà della specializzazione così da riuscire a ottenere una corretta identità rendendo sempre più evidente la rilevanza del suo ruolo: in sintesi, meno “supermercato”. Quando si parla di specializzazione, infatti, è importante pensare a tutte quelle fasi di supporto alla scelta che certamente la GDO ben difficilmente riesce a dare ai clienti professionali».
E quindi come riuscite a portare avanti la relazione con la GDO?
«Per quest’ultima tipologia di clientela non si può dimenticare l’importanza della digitalizzazione, che per Sonepar rappresenta vendite online per circa 300 milioni di euro. La digitalizzazione consente al cliente professionale di gestirsi gli ordini, elaborati magari la sera in totale autonomia, con il risultato di trovarsi poi il materiale consegnato la mattina successiva, se necessario, anche in cantiere.
Su questo fronte, nella GDS, si trova “tanto servizio” che viene considerato colonna portante dell’offerta. A questo proposito l’attenzione deve essere massima nell’ottica di non eccedere per non rischiare lo scarso controllo dei costi; la conseguenza sarebbe quello di rischiare di compromettere l’attività. È già accaduto a chi si è spinto troppo in avanti».
È sempre più evidente la contaminazione tra elettrico e ITS. È un’occasione da cogliere o una possibile competizione?
«I due mondi sono sempre stati a contatto, se non altro nel settore del trattamento dell’aria, e il mondo elettrico ha giocato la sua parte almeno nel settore del residenziale, dove è andato a colmare degli spazi che erano rimasti scoperti. L’ipotesi di una maggiore contaminazione tra elettrico e ITS si può riscontare in regioni relativamente piccole dove gli spazi di crescita sono minori, per oggettive dimensioni del mercato, e quindi viene spontaneo pensare ad un incremento di fatturato andando a sconfinare. In sintesi, un fenomeno di possibile competizione più al sud che non al nord.
Sono due lavori simili ma non identici. I tempi necessari per sviluppare uno dei due mondi sono lunghi e complessi. Se io fossi chiamato a operare una scelta sul “dove investire”, forse sarei più propenso a impegnare risorse finanziarie e organizzative dove sono più preparato e dove ho maggiore esperienza».
In che modo vi occupate della formazione?
«Noi abbiamo professionisti, interni al gruppo, che si dedicano proprio alla formazione del personale, sia sul fronte comportamentale che tecnico. L’azienda è formata da persone che, con le loro attività e qualità, permettono di conseguire gli obiettivi. Il “capitale umano” è la cinghia di trasmissione tra ciò che pensano e realizzano i produttori e la nostra clientela; questo è ciò che noi distributori dobbiamo riuscire a realizzare.
Sul fronte della formazione, in Sonepar abbiamo un sistema misto, online e in presenza, che ci permette di capire le necessità dei nostri collaboratori che, in quantità sempre maggiore, ci chiedono di poter migliorare le loro capacità relazionali e tecniche. Il tutto si concretizza, a seconda delle tematiche, online la sera, il sabato e la domenica oppure in presenza in azienda. Inizia ad esserci la consapevolezza che la formazione rimane di proprietà della persona e non rimane in azienda».