Quando un distributore pubblico non è in grado di fornire energia, si utilizza un gruppo elettrogeno e in base alle dimensioni dell’impianto da alimentare, si può scegliere tra la separazione elettrica e l’interruzione dell’alimentazione.
L’alimentazione delle utenze tramite gruppo elettrogeno avviene generalmente quando la fornitura da parte di un distributore pubblico risulta impossibile o difficilmente realizzabile (caso tipico un cantiere edile in zone impervie). Qualora l’estensione dell’impianto da alimentare presenti modeste dimensioni, utilizzando un piccolo gruppo elettrogeno è possibile adottare il sistema di protezione contro i contatti indiretti denominato “separazione elettrica”; quando invece le dimensioni diventano importanti, occorre ricorrere ai metodi tradizionali (interruzione dell’alimentazione).
La separazione elettrica
Questo sistema è completamente isolato da terra. Lo scopo di un tale sistema è quello di isolare rispetto terra la persona che dovesse entrare in contatto con una parte in tensione. Se il circuito è poco esteso (lunghezza inferiore a 430 m con tensione 230 V e lunghezza inferiore a 250 m con tensione 400 V), in virtù dell’elevata impedenza di isolamento verso terra, le trascurabili correnti capacitive escludono la possibilità che il circuito possa richiudersi attraverso la persona.
Si ricorda che, nel caso di protezione per separazione elettrica, è vietato collegare a terra l’apparecchio utilizzatore, ma, se questo non fosse a doppio isolamento, sarebbe necessario equipontenzializzare la massa dell’apparecchio con la carcassa del gruppo elettrogeno (nota 1).
L’interruzione dell’alimentazione
Se il gruppo elettrogeno alimenta un impianto esteso, non si può utilizzare il metodo di protezione per separazione elettrica e si ricorre, in genere, ad un sistema di tipo TN-S. Questo sistema prevede il collegamento sia di tutte le masse sia del centro stella del gruppo elettrogeno (neutro) a un unico impianto terra, mantenendo separati nella distribuzione conduttore di protezione e conduttore di neutro.
Detta modalità di collegamento implica che, in caso di guasto a terra, si crei una corrente di circolazione fra fase affetta da guasto e conduttore di protezione; l’impianto disperdente di terra non è invece interessato dalla corrente di guasto.
Per realizzare la protezione contro i contatti indiretti mediante interruzione automatica dell’alimentazione, in accordo alla norma CEI 64-8, è necessario rispettare la seguente relazione:
Dove:
- Zs = impedenza dell’anello di guasto che comprende la sorgente, il conduttore attivo fino al punto di guasto e il conduttore di protezione tra il guasto e la sorgente (in ohm);
- Ia = corrente d’intervento (in Ampere) del dispositivo di protezione entro 0,2 secondi sui circuiti terminali oppure entro 5 secondi sui circuiti di distribuzione; i valori indicati si riferiscono ad una tensione verso terra U0 = 230 V;
- U0 = tensione nominale verso terra in c.a. o in c.c.
Dispositivi differenziali
Poiché il differenziale con taratura 30 mA offre una protezione aggiuntiva contro i contatti indiretti, il loro utilizzo nei cantieri è pressoché sempre obbligatorio. Si ricorda infatti che:
- le prese a spina con corrente nominale <= 32 A devono essere protette da interruttore differenziale Idn <= 30 mA;
- tutti gli utilizzatori mobili (anche permanentemente connessi) aventi corrente nominale <= 32 A devono essere protetti da interruttore differenziale Idn <= 30 mA.
Pertanto, poiché si utilizzano sempre dispositivi differenziali, nei cantieri, per quanto riguarda i circuiti prese, la misura dell’impedenza dell’anello di guasto diventa superflua in quanto il valore 5 I3 è sicuramente inferiore alla corrente di guasto monofase a terra.