Il “virtuoso” taccuino di Benjamin Franklin

Non tutti sanno che Benjamin Franklin, oltre ad essere uno dei padri fondatori d’America e inventore del parafulmine, creò un suo personale elenco di 13 virtù sulle quali cercò di basare la propria vita.

RIPRODUZIONE di una pagina del curioso taccuino di Benjamin Franklin, datata 1° luglio 1733. Tratta dal libro “Oeuvres de M. Franklin, docteur es loix” primo volume.

È raro trovare uno scienziato che sia anche uomo politico e viceversa. Ma se c’è uno che ha racchiuso in sé la capacità di “sognare l’impossibile” come uno scienziato e di fondare una nazione come un politico, quest’uomo risponde al nome di Benjamin Franklin. In campo impiantistico il nome Franklin viene subito associato ai fulmini e ai parafulmini, un’invenzione che, ancora oggi, a distanza di oltre 250 anni, resiste quasi immutata rispetto a quella che lui concepì.

Da sempre l’uomo è rimasto affascinato dalla folgore, ritenuta dagli uomini primitivi come una manifestazione della collera di una entità superiore nei confronti dell’uomo; non è un caso che molte divinità, nelle più diverse religioni, siano raffigurate con il fulmine in mano, simbolo del potere assoluto. Questa dirompente energia della natura, difficilmente compresa dall’uomo, fu poi “catturata” dal nostro Alessandro Volta che con la sua pila che “aveva catturato la folgore e l’aveva posta al servizio dell’uomo”.

Il percorso
Benjamin Franklin
BENJAMIN FRANKLIN. Scienziato, giornalista e politico statunitense fu uno dei padri fondatori degli Stati Uniti.

Ma l’uomo che, circa 50 anni prima aveva reso pressoché innocua l’energia dei fulmini, fu proprio Benjamin Franklin, quindicesimo di diciassette figli che il padre – un inglese trapiantato a Boston – ebbe dalle sue due mogli; nonostante le sue ottime doti intellettuali restò a scuola solo un anno e, a causa delle ristrette condizioni economiche della famiglia, fu costretto a lavorare sin da ragazzo presso la stamperia del fratello maggiore. Ma Benjamin, sebbene poco acculturato, aveva un buon carattere e tanta voglia di emergere per cui si dedicò alla lettura di ogni tipo di libro, favorito dalla circostanza di vivere in una tipografia.

Purtroppo per lui i rapporti con il fratello maggiore e con il padre ben presto deteriorarono, spingendo Benjamin a lasciare la propria casa appena diciottenne, cominciò così il suo girovagare tra New York, Filadelfia e infine Londra, dove visse comunque tra gli stenti lavorando come operaio in una tipografia. Infine, ritornò a Filadelfia dove, attraverso ulteriori peripezie, riuscì a realizzare una propria tipografia e a essere finalmente indipendente.

Gli studi
COPERTINA del testo “Oeuvres de M. Franklin, docteur es loix” Tome Premier, pubblicato a Parigi nel 1773.

Studiando le attività del Musschenbroek e della sua famosa bottiglia di Leida, Benjamin perfezionò le sue conoscenze sull’elettricità: osservando i fenomeni elettrici, il colore delle scintille, il rumore delle scariche e i loro effetti, maturò la convinzione che l’elettricità e i fulmini avessero la stessa natura. Ma ora doveva dimostrarlo e la cosa non era facile. Durante alcuni esperimenti egli aveva notato che i corpi acuminati hanno la proprietà di attrarre il “fluido elettrico”; dunque se il fulmine aveva la stessa natura del citato “fluido elettrico” sarebbe stato possibile farlo discendere dalle nuvole attraverso dei corpi acuminati: pensò dunque di “catturare” il fulmine utilizzando un cervo volante (quello che oggi chiamiamo aquilone).

Lui stesso costruì l’oggetto con due bastoncini coperti da un fazzoletto di seta. Sull’estremità superiore del bastoncino longitudinale pose una punta di ferro a cui legò una fune di canapa (conduttrice) che terminava poi con un cordone di seta (non conduttore). Dove si congiungevano i due cordoni poseuna chiave metallica presupponendo che in essa il “fluido elettrico” dovesse accumularsi e produrre scintille.

Il parafulmine

Il 22 giugno 1752 Benjamin, insieme a suo figlio, si recò in un prato vicino Filadelfia mentre imperversava un forte temporale; il cervo volante si alzò nel cielo fino ad arrivare in prossimità delle nuvole più basse; dopo un po’ la corda e il cordoncino si tesero e d’improvviso la chiave iniziò a scintillare. Benjamin si avvicinò affascinato e tese la mano verso la chiave, finendo per toccarla… la scossa che ne derivò avrebbe potuto ucciderlo ma in realtà lo riempì di gioia. Aveva dimostrato la totale identità della natura del fulmine con la corrente elettrica e, nel contempo, trovato il modo per attirarlo e condurlo a terra. Era nato il parafulmine!

Ma come sempre, nella vita di Benjamin, le difficoltà erano dietro l’angolo: l’Inghilterra, la casa madre dei costituendi Stati Uniti d’America, si oppose decisamente. La Società Reale di Londra bocciò le teorie e il trattato di Benjamin e re Giorgio III, che vedeva in Benjamin un pericoloso patriota, ordinò che i parafulmini in Inghilterra terminassero a palla e non a punta! Ma a nulla valsero queste pretestuose opposizioni; il trattato di Benjamin fu tradotto nelle principali lingue europee e gli esperimenti del cervo volante furono ripetuti ovunque in Europa. In Italia, a Torino, dal Beccaria, a Montbard dal naturalista Buffon e a Pietroburgo dal Richmann che, durante l’esperimentò, restò folgorato.

La politica

I parafulmini si imposero ovunque e Benjamin fu sommerso da onori accademici compresi quelli della Società Reale di Londra che fece rapidamente retromarcia. Negli anni a seguire, mentre la sua invenzione veniva applicata ovunque, Benjamin si dedicò alla indipendenza del proprio paese. Memore delle 13 virtù annotate sul suo taccuino, tentò fino alla fine di evitare la rottura con l’Inghilterra, senza tuttavia riuscirci. Il 4 luglio 1776, a seguito della relazione della Commissione costituita da Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, John Adams, Roger Sherman e Robert Livingston, il Congresso dichiarò l’indipendenza delle prime colonie dall’Inghilterra e la nascita di altrettanti Stati liberi e indipendenti sotto il nome di Stati Uniti d’America. Per uno scherzo del destino le prime colonie indipendenti erano 13, come le 13 virtù che Benjamin seguì in tutta la sua vita.

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