Ventilazione meccanica controllata

Tutto il potenziale del “quarto impianto”

Ventilazione meccanica controllata. Il trend tecnologico del comparto in relazione alla mutazione delle esigenze in termini normativi e funzionali
Ventilazione meccanica controllata. Il trend tecnologico del comparto in relazione alla mutazione delle esigenze in termini normativi e funzionali

Rinnova l’aria negli ambienti indoor e attiva un circolo virtuoso per tutta la filiera: per questo, esistono almeno 10 ragioni per puntare sulla ventilazione meccanica controllata

Se il filosofo greco che elaborò la teoria dei 4 elementi fosse stato un ingegnere edile, avrebbe paragonato l’impianto del gas al fuoco, quello idraulico all’acqua e, con un po’ di ironia, quello elettrico alla terra. Per l’aria, invece, il buon Anassimene sarebbe dovuto ricorrere a un dualismo tutt’altro che inconciliabile: quello tra climatizzazione e ventilazione meccanica controllata. A cosa servono Le due cose non sono contrapposte e, al contrario, concorrono al benessere di chi vive in casa. La prima, infatti, agisce sul suo microclima modificandone temperatura e umidità; la seconda, comunemente designata dalla sigla VMC, rinnova l’aria senza mutarne le caratteristiche termiche. Del resto, nei nuovi edifici così ben isolati termicamente, si verificano fenomeni di stagnazione dell’aria che, un tempo, le dispersioni di calore riuscivano ad arginare. Spalancando le finestre, si avrebbe uno shock termico deleterio per l’efficienza energetica stessa. Dunque, occorre arricchire il “corredo” tecnologico dell’edificio con un adeguato impianto di ventilazione meccanica controllata. Quali e quanti I sistemi VMC possono essere a semplice o doppio flusso. I primi, a loro volta, sono autoregolabili o igroregolabili: quelli del secondo tipo immettono l’aria in casa attraverso griglie dotate di sensore di umidità. Come suggerisce il nome, il doppio flusso prevede due circuiti: uno per l’estrazione e uno per l’immissione. L’aria viziata è prelevata dai locali umidi; quella pulita passa attraverso uno scambiatore e poi viene immessa nelle stanze “living” ad una temperatura quasi pari a quella di estrazione. Può essere utile sapere che alcuni sistemi permettono di sfruttare l’aria calda di ripresa per produrre acqua calda sanitaria.

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