Mercato Smart Home: la sicurezza la fa da padrona

Le case futuribili viste al cinema nel secondo episodio della saga di Zemeckis “Ritorno al futuro” sono oggi reali. O quasi, dato che il vero boom dell’Internet of things (IoT) domestico dovrebbe arrivare non prima di un annetto.

Apparecchiature domestiche che si attivano con comandi vocali, rispondono all’utente e interagiscono con altri impianti, risolvendo alcune problematiche che possono verificarsi in casa, sono il cuore pulsante della smart home, la casa intelligente, presentata lo scorso 10 giugno all’IoT Lab del Politecnico di Milano.

Ancora una volta la fantascienza ha anticipato la realtà, considerando che quanto proposto nella pellicola del 1989, ambientata però nel 2015, lo ritroviamo oggi nel 2019.

Un mercato da 380 milioni di euro

Le molteplici proposte dell’IoT italiano nel 2018 hanno generato un giro d’affari pari a 5 miliardi di euro, secondo di dato dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, in crescita del 35% rispetto al 2017.
All’interno di questo mercato, una delle componenti più modeste in termini di valore assoluto, ma che mostra il più alto tasso di crescita è quella delle soluzioni dedicate alla smart home: un segmento di mercato che vale 380 milioni di euro, che ha registrato un incremento del 52% nel corso dell’ultimo anno.

Ma come si compone questo sotto mercato?

La quota predominante è rappresentata dalle applicazioni legate ai sistemi di sicurezza (35%) seguite a distanza da quelle per gli elettrodomestici (14%) e da quelle per il riscaldamento (12%). È però un’altra la componente che gli esperti evidenziano come particolarmente degna di nota. Si tratta degli smart home speaker, che contano il 16% del totale ma che rappresentano il punto di contatto più importante per la familiarizzazione dell’IoT legato alla casa da parte dei cittadini. La grande facilità e immediatezza d’uso di assistenti vocali come Amazon Alexa e Google Assisrant, stanno facendo da driver per l’avvicinamento dell’uomo della strada alla smart home.

Obiettivo integrazione

Fino ad oggi le applicazioni della domotica hanno visto la messa in opera di sistemi che funzionano in modo indipendente gli uni dagli altri. Il futuro, che è quasi presente, sarà invece guidato da una integrazione sempre più marcata tra dispositivi, in modo da offrire una customer experience di livello superiore caratterizzata dal poter far funzionare insieme dispositivi diversi, grazie a un ecosistema inclusivo.

«I diversi oggetti saranno integrati tra loro, per creare scenari evoluti che l’utente potrà poi personalizzare a seconda delle proprie esigenze» spiega il responsabile scientifico dell’IoTLab del Politecnico di Milano, Antonio Capone.

Parola d’ordine sarà quindi “personalizzazione” da realizzare attraverso l’interazione spinta dei diversi sistemi.

Ma come fare dal punto di vista tecnico a far comunicare e interagire tanti gadget isolati offerti da diversi produttori?

«Abbiamo tre alternative – continua Capone -. La prima è quella creare un ecosistema applicativo locale, che offre un’integrazione diretta tra oggetti smart, hub e dispositivi multimediali. Si tratta della strada maestra, ma anche del percorso più difficile da percorrere; la seconda alternativa è rappresentata dall’integrazione con servizi cloud terzi che dialogano tra loro, che permettono l’integrazione tra sistemi diversi e anche l’arricchimento del servizio; infine, è possibile immaginare un’integrazione attraverso gli assistenti vocali, già familiari all’utenza finale».

In quest’ultimo caso, spiegano gli esperti, si tratta della strada più semplice e veloce perché non si devono abbattere le resistenze tecnologiche dell’utilizzatore. Anche se attualmente bisogna ancora superare, attraverso l’utilizzo di cloud terzi, il limite del tipo di azioni stimolabili attraverso i comandi vocali.

Necessità che hai soluzione che trovi

Definire quali e quante situazioni domestiche potrebbero essere risolte attraverso l’applicazione dell’IoT è solo questione di immaginazione. All’IoTLab del Politecnico hanno provato a metterne in pratica sei diverse all’interno del progetto Open Lab Smart Home, con l’obiettivo di costruire un ecosistema composto da dispositivi multivendor inter-operabili in modo olistico, grazie alla collaborazione con diversi player del mercato smart home quali Bticino, Gewiss, Signify, Vimar, Epta, Exviz, SoloMio, Beeta by Tera e V by Vodafone. Da una situazione di pericolo in cui una persona ha un incidente e cade sul pavimento di casa, a quella di regolare il comfort domestico in previsione del rientro a casa dell’utente, passando per la gestione dell’ambiente per favorire il relax. Ancora, immaginare di poter proteggere la propria casa dalle conseguenze di un improvviso temporale estivo, di gestire un allagamento o un’intrusione indesiderata da parte di estranei.

Guardando alla smart home nel suo complesso si vede come ci siano diversi dispositivi che dialogano con i cloud dei diversi produttori. A ciò si affianca una regia locale, così da permettere ai dispositivi di dialogare direttamente tra loro o attraverso i cloud. In parallelo ci sono poi i servizi terzi, interrogati a seconda della necessità e dei setting impostati. Senza dimenticare l’utente finale, che viene notificato attraverso un sistema di messaggistica telefonica.

Ancora una volta emerge il concetto di integrazione, che rappresenta la strada verso la maturità dei servizi per la smart home. L’evoluzione di questo segmento di mercato, dicono gli esperti, sarà customer driven. Sarà cioè l’esperienza degli utenti a decretare il successo o l’insuccesso delle differenti soluzioni che saranno commercializzate, con particolare attenzione alla facilità d’uso sia in termini di interfaccia sia in termini di possibilità di governare più percorsi attraverso un singolo end-point.

I tempi sono ormai maturi, le soluzioni tecnologiche sono praticamente pronte, dicono gli esperti del Politecnico. Le nuove offerte per una smart home alla portata di tutti potrebbero arrivare nei negozi nell’arco di un anno. Mese più mese meno, a seconda della spinta che vorrà essere impressa da parte dei player di riferimento.

L’opinione di Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’IoTLab

«Il settore della smart home cresce per merito di una tecnologia che sta diventando sempre più vicina alla gente comune. Si va ben oltre alla domotica che abbiamo conosciuto fino a ieri, che era concepita secondo una logica piramidale. L’IoT sta infatti dirigendosi verso una logica orizzontale che permette il dialogo tra sistemi differenti, per una gestione integrata di tutte le applicazioni».

L’opinione di Razvan Pitic, direttore IoT Lab

«La necessità di integrare i diversi percorsi che sottendono alle soluzioni della smart home stimoleranno la creazione di partnership tra i diversi produttori, per riuscire a fornire un servizio completo. Le aziende dovranno aprirsi verso altre che hanno prodotti complementari, in una logica win-win».

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