Sistemi di accumulo

Presentato lo Storage Energy Export al Politecnico di Milano

Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano
Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano

Il mercato dei sistemi di accumulo nel nostro Paese è di fronte ad un bivio: restare una nicchia, rivolta quasi esclusivamente ai clienti residenziali e con una spinta che non è quella economica, ma la “moda” o l’attenzione all’ambiente, oppure divenire un mercato organico al sistema di generazione dell’energia (come in altri Paesi europei), aprendosi al mondo delle imprese e permettendo la nascita di operatori specializzati. Sono le conclusioni a cui a cui è giunto lo Storage Energy Report 2016, redatto dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

L’Europa conta 45 GW di installazioni su 170 globali (60 sono in Asia e 21 negli Usa) e anche l’Italia, tra i primi 10 Paesi al mondo con 7 GW, non è certo nuova a questo tipo di sistemi, ma si tratta per il 95% di tecnologie di tipo meccanico, in particolare impianti di pompaggio idroelettrici. Al “nuovo” storage, quello elettrochimico, assai meno diffuso eppure più scalabile e distribuito, è invece dovuto il dibattito che si è finalmente avviato sulla possibilità stoccare l’energia elettrica.

“Non è però al mercato residenziale che si deve guardare per trovare le applicazioni più redditizie, perché i costi della tecnologia non sono in linea con i risparmi sui consumi – spiega il professor Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano – ma a quello dei servizi di rete e al dispacciamento, molto meno noti, ma che hanno cubato nel 2016 oltre 2 miliardi di euro di costi a carico di Terna, cui spetta il compito di ‘stabilizzare’ la rete nazionale. Un mercato che oggi in Italia, a differenza di quanto accade in altri Paesi, è precluso ai sistemi di storage per ragioni normative, ma che potrebbe diventare la chiave di volta per renderli una componente importante del nostro ecosistema energetico”.

Lo Storage Energy Report vuole appunto fare chiarezza tra aspetti tecnologici o alla “moda” e una corretta valutazione economica dei ritorni e dei rendimenti, in un ambito dove estremamente differenti sono le possibilità di applicazione dei sistemi di accumulo: per uso domestico, industriale e commerciale, nelle utilities e al servizio delle infrastrutture di rete. Senza dimenticare il quadro normativo, che gioca un ruolo fondamentale nel definire le reali potenzialità di mercato.

 

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