«Dovendo intervenire su un impianto elettrico di una officina, dove è presente un inverter da 100 kW (che quando è in funzione disturba tutta la strumentazione elettronica) ed ho la necessità di dividere gli impianti di terra. È possibile normativamente parlando?» chiede un lettore di Elettro+Watt.
Purtroppo, l’idea che sarebbe probabilmente risolutiva da un punto di vista funzionale, presenta dei problemi dal punto di vista della sicurezza. La realizzazione di impianti di terra distinti, comporterebbe il rischio di avere parti metalliche scoperte e accessibili a potenziali diversi. Per questa ragione la Norma CEI 64-8/4 (art. 413.1.1.2) prescrive che l’impianto di terra sia unico per masse simultaneamente accessibili.
Solo in situazioni particolari, quando esiste una incompatibilità fra due diverse funzioni, si possono avere, in uno stesso ambiente, due impianti di terra distinti. In tali casi, si devono però prendere provvedimenti, affinché le parti metalliche collegate ai due diversi dispersori non possano essere toccate simultaneamente.
Possibili provvedimenti sono:
- l’allontanamento oltre 2.5 m;
- interposizione di ripari;
- ecc.
Il lettore, in alternativa, potrebbe provare a introdurre delle reattanze induttive sui collegamenti terminali di terra delle apparecchiature disturbate, realizzando qualche banale spira sul PE. L’impedenza del PE alle basse frequenze, compresa quella di rete, rimane praticamente inalterata mentre aumentano le impedenze alle frequenze più elevate dei disturbi condotti attraverso il collegamento verso terra.
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