Elettrico in equilibrio tra crescita e prospettive d’incertezza

Con un +35% di crescita a fine giugno 2022, il mercato elettrico continua sulla scia positiva del 2021 e prevede di chiudere l’anno in positivo. Il futuro si annuncia però più complicato, a causa dell’innalzamento dei prezzi dell’energia e dei problemi nell’approvvigionamento dei materiali.  

Seguendo un 2021 in crescita in doppia cifra, anche nel primo semestre del 2022 il mercato elettrico è cresciuto in modo importante. La situazione attuale però è molto complicata, a causa di fattori come la guerra in Ucraina, gli elevati costi dell’energia, delle materie prime e non solo. Il futuro è incerto e difficile da pronosticare, perché le incognite sono molte. Ne abbiamo parlato con Ezio Galli, presidente della FME (Federazione Nazionale Grossisti Distributori Materiale Elettrico), che conta 85 aziende associate e più di 1000 punti vendita.

La federazione monitora costantemente il mercato tramite lo SVE (Statistiche Venduto Elettrico), uno strumento di rilevazione che raccoglie ed elabora i dati di sellout provenienti dai distributori associati e non, offrendo una raccolta dati molto dettagliata e puntuale, con scadenza mensile. Al momento dell’intervista sono stati considerati i dati disponibili al 30 giugno.

EZIO GALLI, presidente di FME

Com’è stato l’andamento del mercato in questa prima metà del 2022 rispetto a periodi precedenti?

«L’anno scorso il mercato elettrico ha chiuso a 6 miliardi e 100 milioni di euro, con una crescita del 32% rispetto al 2021. A fine giugno il mercato era a 4 miliardi e 100 milioni di euro, con una crescita del 35%. Il valore è molto legato alla richiesta di fotovoltaico, che è iniziata lo scorso anno verso novembre e quest’anno si è consolidata. Quindi abbiamo dovuto, per avere un’indicazione corretta dei mercati, registrare il valore del fotovoltaico, in modo da poterci rendere conto di quanto incide sul mercato complessivo».

Quali ritiene siano i motivi per cui il settore del fotovoltaico ha avuto una crescita così rilevante?

«Già nel 2010 c’era stato un forte incremento del fotovoltaico – quella che definirei una “bolla” – a causa dei problemi dell’energia. Adesso la situazione è simile, a causa anche dei benefici del Superbonus 110% che hanno generato una fortissima domanda con cui l’offerta fa fatica a stare al passo. Quindi si è creata una situazione di mercato che non è sana, perché se il Governo decidesse di modificare i requisiti o togliere i benefici fiscali, il settore potrebbe subire importanti ripercussioni negative.

Inoltre, le variazioni sulla cessione dei crediti, attuate dal Governo, hanno creato problemi finanziari, perché chi ha comprato adesso fa fatica a cedere i crediti. Quindi il rischio è che possa avvenire una tempesta improvvisa nel settore, con la paura che in caso estremo possa arrivare un crollo.

Il fotovoltaico ha avuto gli incrementi maggiori del settore elettrico, ma anche il resto del mercato è in crescita. Considerando tutti gli aumenti sul materiale elettrico avuti l’anno scorso e, in parte, quest’anno, il valore non è eclatante. Tra gli altri settori, l’automazione sta mantenendo valori positivi, il settore civile è in crescita (seppur non elevata), mentre il settore che ancora sta soffrendo è quello dell’illuminazione».

A livello regionale ci sono state differenze?

«No, non sono state riscontrate grosse differenze. Di solito tra Nord e Sud ci sono state ampie variazioni, a favore di un settore o di un altro, ma in questi due ultimi anni la crescita è stata omogenea. Va segnalato anche che non ci sono regioni particolarmente in crescita, ma neppure altre ferme».

Quanto influiscono i problemi di disponibilità di alcune materie prime?

«Verso la fine del 2021, da ottobre circa, abbiamo iniziato a sentire di problemi di approvvigionamento di prodotti, ma il problema è esploso nel 2022 e, al momento, non si è ancora risolto. La questione riguarda il fotovoltaico, per cui la richiesta è elevata, ma anche altri prodotti che trattiamo normalmente. In particolare, ci sono forti difficoltà di consegne per i prodotti che contengono elettronica, con chip e quant’altro che arrivano da Cina e altri Paesi dell’Est Asiatico».

Gli alti costi dell’energia quanto influiscono sul mercato?

«Le nostre aziende fortunatamente non usano gas o energia per produrre, però si tratta di edifici che vanno illuminati, riscaldati e raffrescati. I costi dell’energia, quindi, influiscono in modo minore rispetto agli alti costi (che vanno a incidere sul prodotto) sostenuti da un produttore o un costruttore.

Ovviamente però risentiamo anche noi degli aumenti dei prodotti. In particolare, tra lo scorso anno e il 2022 ci sono categorie di prodotto aumentate del 20-30%, non in blocco ma in modo graduale: è aumentato soprattutto tutto ciò che è metallo (come canaline e portacavi), ma anche la plastica (come il corrugato e le scatole di derivazione)».

Quali sono le previsioni per i prossimi mesi?

«Per l’anno in corso, la previsione è di una chiusura positiva, senza grossi problemi. Però siamo molto preoccupati per quello che potrebbe essere il futuro, visto il clima di incertezza. Ci aspettiamo che possano esserci problemi già nel corso dell’ultimo trimestre, anche se ovviamente speriamo che ciò non avvenga.

Molto dipende dalla situazione internazionale: se dovesse rimanere allo stato attuale oppure peggiorare e se permarranno i problemi legati ai costi dell’energia, alcune aziende rischieranno di chiudere. Ciò comporterebbe, per il mercato nel suo complesso, una riduzione della domanda; il 2023 rischia quindi di essere molto difficile. Se verranno trovate soluzioni positive, come la fine del conflitto ucraino, ovviamente la situazione piegherebbe in meglio».

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) può essere un volano positivo per il mercato. Cosa ne pensa?

«L’anno scorso abbiamo espresso molta soddisfazione per il PNRR, perché ipotizzavamo un mercato in crescita e sano per i prossimi quattro anni, almeno fino al 2026. Invece purtroppo gli scenari della situazione internazionale sono cambiati, generando incertezza. Il PNRR è comunque sempre un’ottima opportunità, perché si tratta di ingenti investimenti che, se riversati correttamente nella nostra economia, genereranno grandi spinte e forze per il lavoro».

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