Azione diretta sul circuito di potenza
Il comando va ad intervenire direttamente sul circuito di potenza (utilizzo di bobine di sgancio azionate da pulsanti ed agenti su interruttori oppure interruttori di manovra che sezionano direttamente il circuito). Se l’azionamento avviene a caduta di tensione (pulsante NC che toglie l’alimentazione ad un bobina a minima tensione) è opportuno che sul circuito di sgancio sia presente un soccorritore che eviti scatti intempestivi in caso di buchi di tensione o interruzioni brevi. Questa metodologia è scarsamente utilizzata perché offre una scarsa continuità di servizio all’utenza (maggior numero di scatti intempestivi legati a interruzioni lunghe oppure a esaurimento delle batterie del soccorritore).
Se l’azionamento avviene a lancio di corrente (pulsante NO che eccita la bobina a lancio di corrente) deve essere verificata permanentemente la funzionalità del circuito di comando (spia di segnalazione o modalità equivalente). Questa metodologia è largamente utilizzata perché offre maggiore continuità di servizio, ma è meno sicura di quella con bobina di minima tensione (l’interruzione del circuito di sgancio è segnalata dallo spegnimento della lampada, ma dove la manutenzione è carente potrebbe non essere rilevata in tempi ragionevoli).
Azione sui circuiti ausiliari dei contattori
Se il comando va ad intervenire sui circuiti ausiliari di contattori, questi devono funzionare a sicurezza positiva (pulsanti di sgancio equipaggiati di contatti NC che aprendosi vanno a disalimentare la bobina dei contattori causandone così l’apertura dei contatti NO di potenza). Questo sistema unisce la sicurezza della bobina a minima tensione con la continuità di servizio della bobina a lancio di corrente (in caso di buchi o interruzioni di tensione, al ripristino dell’alimentazione i contatti NO tornano a chiudersi senza la necessità dell’intervento di un operatore). Presenta tuttavia costi maggiori rispetto alle altre soluzioni ed è attuabile solo su utenze che assorbono piccole potenze.
L’obiettivo di un comando di emergenza è di mettere in sicurezza una parte di impianto elettrico, disalimentando tutte le parti non necessarie o pericolose e lasciando alimentati i circuiti che servono per gestire l’emergenza (ad es elettropompe antincendio, illuminazione di sicurezza). Lo scopo principale, ma non unico, dello sgancio è lo spegnimento di un incendio con acqua senza incorrere nel pericolo di folgorazione. Quanto riportato nel seguito è valido per gli sganci di emergenza a servizio degli impianti elettrici di distribuzione. Per gli impianti a bordo macchina occorre far riferimento alle normative specifiche.
L’ubicazione
Lo sgancio di emergenza deve essere posizionato secondo regole e indicazioni ben precise. A volte le indicazioni per il suo posizionamento sono riportate nel piano di emergenza antincendio dell’edificio, ma più in generale si possono adottare i seguenti criteri:
deve essere collocato in posizione facilmente accessibile;
deve essere accessibile solo a personale addestrato;
deve essere facilmente identificabile (consigliato in colore rosso su fondo di contrasto);
Quando, per esigenze funzionali d operative non è possibile installare lo sgancio di emergenza in posizione accessibile solo a personale addestrato e questo risulta accessibile a chiunque, è necessario che sia racchiuso in custodia frangibile. In alternativa è possibile installare il comando all’interno del locale, in genere nelle immediate vicinanze dell’ingresso, segnalandone in maniera chiara il posizionamento.
Caratteristiche dello sgancio di emergenza
Affinché uno sgancio di emergenza possa essere ritenuto idoneo, occorre che:
sia innescabile solo tramite azione manuale;
il dispositivo che lo costituisce(pulsante a fungo, interruttore rotativo, interruttore automatico), una volta azionato, rimanga immobilizzato nella posizione assunta (aperto o chiuso);
l’interruzione sia permanente;
la rialimentazione dei circuiti, dopo l’azionamento del comando di emergenza, possa avvenire solo a seguito di un’azione volontaria.