Fegime Italia

Italia-Europa: la distanza è minima

 

Più punti di contatto che differenze tra i distributori di piccola e media dimensione del Vecchio Continente. La vision di Fegime Italia.

Reduce dal meeting Fegime di Varsavia al quale hanno partecipato consorzi soci e affiliati di 18 Paesi, compresi Russia e Israele, Claudio Albertini fa il punto su strategie e progetti della compagine italiana. Tra gli aspetti più dibattuti in sede europea, ripresi nell’intervista a Watt, ci sono l’adozione del database – che in Italia è condizionata da una serie di ragioni tecniche – nonché il cambiamento del ruolo del grossista indipendente, in un mercato nel quale il concorrente è sempre meno spesso il “dirimpettaio” di una volta.

 

Claudio Albertini, General Manager FEGIME Italia “..In Germania, dove il 40 per cento delle vendite avviene ormai on line, tra canali B2B e B2C, il database ha trovato terreno fertile(…)In Italia la situazione è ben diversa. Pochi dei nostri lavorano con l’e-commerce e, a tutt’oggi, codificano manualmente i prodotti che inseriscono nei propri siti. Ci arriveremo sicuramente col tempo”

Quando il database Fegime arriverà in Italia?

Si tratta di un progetto interessante, ma per attuarlo occorre uno sforzo notevole. Il database usa infatti una codifica completamente diversa da quella di Metel, sulla quale si regge l’intera distribuzione italiana di materiale elettrico. Questo comporta problemi circa l’ordinamento dei prodotti esistenti, l’arricchimento del database con articoli non ancora codificati, l’utilizzo dei Tool Fegime. In Spagna, Polonia e Germania, dove non erano presenti sistemi di codifica paragonabili a quello in uso in Italia, è stato più semplice partire. Noi dovremo trovare un sistema che ci permetta di conciliare le due componenti: quella di Fegime e quella di Metel.

 

Cosa si potrebbe fare?

I codici alfanumerici utilizzati nel nostro mercato consentono di identificare la famiglia del prodotto e il produttore. Quelli del database Fegime sono invece semplici codici da 6 cifre, che non offrono alcun richiamo mnemonico. Il codice di prodotto rilasciato dal produttore non ha alcuna rilevanza: per risalire ad un articolo, chi interroga il database inserisce descrizioni che, a loro volta, lo riconducono al prodotto desiderato. Se volessimo implementare il database, dovremmo comunque abbinare ai codici Fegime quelli Metel, altrimenti non sarebbe possibile inviare ordini ai fornitori. Tecnicamente, è possibile farlo tramite appositi sistemi di accoppiamento. Dovremmo tuttavia creare anche un server interrogabile da tutti e sviluppare software idonei, senza poi contare la necessità di prevedere della manutenzione. Ancora, abbiamo riscontrato che la sovrapponibilità dei listini dei principali produttori, da un Paese all’altro, non supera il 50 per cento. Questo vuol dire che la metà dei codici che si usano in uno stato, non sono validi altrove.

 

Dunque, i tempi non sembrano ancora maturi. E’ anche una questione di sensibilità sul tema?

Senza dubbio. In Germania, dove il 40 per cento delle vendite avviene ormai on line, tra canali B2B e B2C, il database ha trovato terreno fertile.

Anche i piccoli grossisti oggi attingono da un catalogo di oltre 10.000 articoli, e senza avere bisogno di documenti cartacei. In Italia la situazione è ben diversa. Pochi dei nostri lavorano con l’e-commerce e, a tutt’oggi, codificano manualmente i prodotti che inseriscono nei propri siti. Ci arriveremo sicuramente col tempo, quando i vantaggi di un investimento comune in tal senso saranno chiari a tutti.

 

Di spalle, Chiara Cereda (EMA Cereda) di Fegime Future, in visita al Med Museum di Erlangen in occasione del Meeting Werner von Siemens

Nel CdA di Fegime Italia, la presenza di giovani è aumentata. Anche per effetto del lavoro svolto col progetto Fegime Future?

Sì. Il gruppo Fegime Future cresce, suscitando l’interesse da parte di produttori e atenei che ogni anno partecipano al progetto di formazione FAMP. Si tratta di un’opportunità unica per i ragazzi del settore, per crearsi una cultura imprenditoriale di alto livello e di respiro multinazionale. In realtà, la partecipazione da parte degli italiani potrebbe essere ancora più alta. Ma non è facile individuare chi potrebbe farlo, poiché alcuni ragazzi sono talmente coinvolti in azienda da percepirsi come senior, o quasi. Fegime Italia farà sempre il possibile per promuovere quest’iniziativa.

 

Quali punti di convergenza percepisce oggi tra i diversi grossisti europei?

Qualsiasi grossista Fegime, a prescindere dal Paese in cui opera, deve misurarsi con un mercato popolato da multinazionali e altri player, in primis GDO e operatori di e-commerce, che impattano sulle dinamiche di acquisto e di servizio. Per effetto dei volumi trattati, questi attori possono offrire servizi che un grossista da solo non potrebbe garantire. Poiché l’impegno richiesto dal lavoro quotidiano impedisce di fermarsi a riflettere sulle evoluzioni del mercato, il consorzio può aiutare tutti a condividere idee, progettualità. Si potrà lavorare sul servizio, ma occorre farlo tutti insieme.

 

Il Gruppo di lavoro di Fegime Future con il Presidente Marian Novak nel corso di un incontro a Milano

Quali mercati si presentano più simili a quello italiano?

Sicuramente quelli di Spagna e Portogallo, dove si rilevano gli stessi problemi, sebbene oggi loro siano più avanti di noi nel superamento della crisi. Tra il 2008 e il 2010, quando in Italia si stava ancora relativamente bene, quei Paesi hanno pagato un pesantissimo dazio, con una contrazione complessiva di quasi il 70 per cento del mercato. Il crollo del mercato li ha portati a riflettere su quanto accaduto, a mettere in atto strategie di consolidamento. E adesso vivono un “rinascimento” che noi non abbiamo conosciuto. La stessa Fegime in Spagna ha accolto molti grossisti che facevano capo al gruppo PROMOSA, a sua volta affiliato al consorzio internazionale IDEE.

 

Spesso l’Italia viene anche accostata alla Grecia, sebbene il paragone pare non reggere..

La Grecia è un caso a parte. Ha subito una crisi talmente devastante che i superstiti hanno finito per occupare tutti gli spazi. L’esempio di Kafkas è emblematico: continua a crescere e non deve temere nemmeno l’arrivo di altri player, poiché il mercato greco esprime dei numeri troppo piccoli per far gola a una multinazionale.

 

Parlando di family business, quali analogie vede tra le aziende italiane e quelle del resto d’Europa?

Non percepisco differenze notevoli. Anzi, temi quali la gestione dell’avvicendamento, le ripartizioni di responsabilità, nonché le altre problematiche che emergono al ricambio generazionale, sono vissuti esattamente allo stesso modo dappertutto, dall’Italia alla Finlandia.

(a cura di Stefano Troilo)

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