Impianti elettrici, temporaneo non è sinonimo di insicuro

L’impianto elettrico temporaneo o mobile deve rispettare alcune regole per evitare che venga anch’esso annoverato tra le principali cause di sinistri avvenuti in cantiere.

Quando pensiamo a un cantiere, siamo immediatamente portati a indentificarlo come un’attività finalizzata alla realizzazione di un’opera di tipo stabile, come ad esempio un edificio, una strada e molto altro. Il concetto di “precarietà” è insito nella definizione di cantiere: il D.Lgs. 81/08 e s.m. intende per cantiere temporaneo o mobile  qualunque spazio in cui si effettuano lavori edili o di ingegneria civile, ovvero in cui hanno luogo «i lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione, conservazione, risanamento, ristrutturazione o equipaggiamento, la trasformazione, il rinnovamento o lo smantellamento di opere fisse, permanenti o temporanee, in muratura, in cemento armato, in metallo, in legno o in altri materiali, comprese le parti strutturali delle linee elettriche e le parti strutturali degli impianti elettrici, le opere stradali, ferroviarie, idrauliche, marittime, idroelettriche e, solo per la parte che comporta lavori edili o di ingegneria civile, le opere di bonifica, di sistemazione forestale e di sterro […]».

Purtroppo, il cantiere è anche uno dei luoghi di lavoro più pericoloso. Secondo gli ultimi dati INAIL disponibili in rete, circa il 27% degli infortuni mortali – avvenuti nell’industria e nei servizi – è accaduto all’interno di un cantiere. Le cause principali? Perdita di controllo delle attrezzature di lavoro e cadute. Le fasce di età più colpite? Dai 50 ai 59 anni per i casi mortali.

Statistiche alla mano, l’esperienza da sola non basta, bensì è necessario che in cantiere tutto sia gestito con la massima attenzione e sicurezza. Non fa eccezione l’impianto elettrico, il quale deve rispettare alcune regole per evitare che venga annoverato tra le cause di sinistro.

Norma CEI 64-17

È vigente la norma CEI 64-17 “Guida all’esecuzione degli impianti elettrici nei cantieri” pubblicata nel febbraio 2010, il cui scopo è «fornire informazioni relative alla realizzazione degli impianti elettrici di cantiere».

Per chi è stata pensata la Guida? Per tutte le figure operanti in cantiere, ovvero «installatori, progettisti, committenti, responsabili dei lavori, capicantiere e coordinatori della sicurezza».

Tuttavia, non si deve dimenticare che anche la Norma CEI 64-8/7 presenta una sezione avente come oggetto “Cantieri di costruzione e demolizione”. I due testi normativi non sono tra loro in contraddizione ma complementari; infatti, si può tranquillamente utilizzare la Guida CEI 64-17 – che declina con maggiore dettaglio i contenuti della CEI 64-8/7 Par. 704 – ad eccezione degli impianti elettrici sotto riportati:

  • Locali a servizio di un cantiere: quali uffici, spogliatoi, sale riunioni, ristoranti, mense, dormitori, officine, ecc;
  • Locali di produzione e consegna dell’energia elettrica, in quanto intesi come locali di servizio.

Per i quali la Guida CEI 64-17 non è applicabile indipendentemente dalla loro ubicazione. Pertanto, per le aree sopra citate si dovrà esclusivamente rispettare le prescrizioni generali della Norma CEI 64-8.

Che cos’è un impianto di cantiere e che limiti ha?
Per definizione, l’impianto di cantiere è «l’insieme di componenti elettrici, ubicati all’interno del recinto di cantiere, elettricamente associati in modo da rendere disponibile l’energia elettrica agli apparecchi utilizzatori del cantiere». L’impianto può essere fisso o mobile, a seconda che i componenti elettrici costituenti l’impianto siano o meno vincolati in modo rigido a parti strutturali ed infrastrutture di cantiere. Se il cantiere ha un proprio punto di fornitura (c.d. contatore di cantiere), l’impianto di cantiere trae origine dai morsetti del contatore; se invece l’alimentazione del cantiere è derivante da un impianto esistente, l’inizio dell’impianto di cantiere coincide con i morsetti dell’interruttore a valle del quale è derivata la linea di cantiere. La norma prevede che anche il cantiere possa essere alimentato sottogruppo elettrogeno funzionante in isola ovvero come utilizzato come sorgente secondaria in caso di blackout di rete.

Analisi dei rischi

Non si può progettare un impianto elettrico di cantiere a prescindere dalle caratteristiche di quest’ultimo. Il progettista e/o l’installatore devono rispettare la Norma con ragionevolezza, ovvero adottando le soluzioni migliori a seconda di alcuni parametri quali la durata del cantiere, la sua dimensione, le condizioni climatiche, il rischio di urti, la presenza di polveri o acqua, la presenza di linee di energia già attive e di ambienti MARCI o con rischio di esplosione.

Un esempio? La modalità di posa di un cavo

Generalmente nei cantieri è poco utilizzata la posa in cavidotti interrati a causa dell’elevato costo; tuttavia, se si prevede un cantiere di lunga durata e con molte interferenze, la sicurezza di tale soluzione dovrà essere attentamente valutata anche a discapito dell’anti-economicità. Al contrario, le pose aeree sono molto utilizzate ma non vanno bene nel caso in cui il cantiere sia posto in un sito ventoso oppure se si prevedono lunghe e durevoli attività con mezzi di movimentazione in quota (es. gru).

La forma più usata per la realizzazione delle linee di cantiere è la posa dei cavi su pali ma senza fune di sostegno. La Guida CEI 64-17 precisa che non è possibile utilizzare legacci in filo di ferro per sostenere il cavo bensì deve essere sostenuto da selle di legno o materiale equivalente a bordi arrotondati con raggio di curvatura minimo direttamente proporzionale al tiro del cavo in N.

Anche la scelta della tipologia di cavo dipende dalla modalità di posa scelta e dalle caratteristiche del cantiere; infatti, per le pose esterne la temperatura gioca un ruolo fondamentale nel preservare l’integrità e le proprietà isolanti di una linea. Il mancato rispetto delle prescrizioni di posa e stoccaggio rilasciate dal produttore rischiano di provocare danneggiamenti tali da compromettere la sicurezza del cavo stesso sia in fase di posa che di recupero.

Utilizzo prese

L’utilizzo di prese a spina la fa da padrone all’interno dei cantieri, considerando l’ampio impiego di apparecchi portatili. La regola è che debbano essere utilizzate spine industriali conformi alla Norma CEI EN 60309-2, che garantiscano un grado di protezione almeno IP44 sia con spina inserita sia disinserita e, una resistenza meccanica anche a basse temperature fino a -25 °C. Di conseguenza, le prese a spina di tipo civile non sono generalmente ammesse, e questo sarebbe un bel problema visto che i costruttori di attrezzature portatili (es. trapani, flessibili, ecc) dotano i prodotti con spine di tipo domestico.

Senonché, per superare l’impasse, il Normatore ammette una deroga, ovvero consente l’uso di prese a spina di tipo domestico solo ed esclusivamente se il cantiere è di breve durata o è una piccola ristrutturazione, e a condizione che le prese siano protette contro gli urti e la penetrazione dei liquidi e dei solidi. Inoltre, consente anche l’impiego di adattatori spina industriale-presa civile solo per impiego “temporaneo”. Ovviamente la quantificazione di “breve durata” e di uso “temporaneo” è lasciata all’interpretazione personale. Insomma, fatta la legge, trovato l’inganno!

Impianto di terra in cantiere

Il più delle volte l’impianto di terra di cantiere è l’embrione di quello che sarà il sistema di dispersione definitivo della costruzione. Viene realizzato, in una prima fase, mediante la posa di dispersori intenzionali ubicati nelle vicinanze del quadro elettrico generale di cantiere, e, in una seconda fase, collegando i dispersori di fatto costituito dai ferri di armatura delle costruzioni (es. pilastri, fondamenta). Anche in questa fase – e non solo nella configurazione finale – la resistenza di terra dovrà essere coordinata con le protezioni a seconda del sistema di alimentazione del cantiere, ovvero TT, TN o IT.

Nel caso classico di un sistema di 1° categoria, ovvero un cantiere alimentato con un contatore in bassa tensione (TT), la particolarità prevista dalla Norma è che la tensione limite convenzionale si riduca dai “soliti” 50 V a 25 V (stesso valore imposto per i locali ad uso medico).

Vale la pena, infine, sottolineare che la Guida sconsiglia l’uso del sistema IT in quanto ritiene che in un cantiere il primo guasto a terra sia altamente probabile; si ricorda, a tal proposito, che il sistema IT è preferibile laddove sia necessario garantire la massima disponibilità dell’alimentazione elettrica (es. locali medici di tipo II), condizione non così rilevante per le attività di cantiere.

Le verifiche iniziali
L’impianto elettrico di cantiere deve essere soggetto alle verifiche iniziali ai sensi della CEI 64-8/6 e della CEI 64-14 “Guida alle verifiche degli impianti elettrici utilizzatori”, il cui scopo è «fornire criteri uniformi di comportamento da seguire nel corso delle verifiche degli impianti elettrici utilizzatori al fine di assicurare che i requisiti essenziali di sicurezza relativi alla progettazione, installazione e manutenzione degli impianti elettrici siano rispettati e mantenuti nel loro esercizio».
Ciò che però differenzia l’impianto elettrico di cantiere dagli impianti “ordinari” è il fatto che l’installazione elettrica di cantiere, fissa o mobile, è soggetta spesso a gravose condizioni ambientali e a rapide mutazioni delle aree operative, tali da rendere opportuno una supervisione giornaliera dello stato del medesimo.
La supervisione – che può essere effettuata anche da un capocantiere non essendo attività elettrica ai sensi della norma CEI 11-27 – deve verificare, ad esempio, lo stato di conservazione delle condutture, dei quadri, delle prese e spine, le eventuali interferenti delle linee interrate con eventuali scavi in corso di esecuzione oppure delle linee aeree con la movimentazione dei carichi.
Per i cantieri di lunga durata è bene includere anche verifiche specifiche da eseguirsi periodicamente (es. cadenza semestrale), quali:
1. Verifica della funzionalità degli organi di sezionamento e di emergenza.
2. Verifica strumentale delle protezioni differenziali.
3. Verifica della continuità dei conduttori di protezione.
4. Verifica dell’integrità dell’impianto di terra.
5. Verifica del coordinamento linee-protezioni.
Queste ultime attività richiedono perizia e competenze specifiche, quindi dovranno essere eseguite da personale addestrato.

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