La casa richiede la ricerca di soluzioni ritagliate sulle effettive e personali esigenze dei suoi abitanti. Visione e comfort visivo sono sempre i principali obiettivi di ogni approccio progettuale.
Illuminare lo spazio domestico
La casa è innanzitutto il luogo del “privato”, lo spazio protetto che appartiene alla persona, e come tale è codificato e tutelato dalle leggi. Conserva il senso del rifugio, del sito riparato, in cui la cesura tra interno ed esterno assume un carattere di impenetrabilità, perché viene garantita la privacy di ognuno ed è inviolabile il luogo esclusivo ed escludente che appartiene ai suoi abitanti.
Lo spazio interno della casa per buona parte del giorno riceve luce naturale e solo di sera e di notte necessita integralmente dell’apporto artificiale. Tuttavia, oggi, in molte famiglie, accade che gli spazi domestici siano usati più intensamente, da tutti i membri, proprio nelle ore in cui la luce del sole e del cielo è carente o del tutto assente.
Ulteriori considerazioni introduttive vanno fatte sulla grande varietà tipologica degli ambienti residenziali: cambiano le dimensioni e le qualità, in relazione al ceto sociale degli occupanti; alle comuni attività domestiche se ne aggiungono o subentrano altre – contaminanti – che derivano da diversi ambiti insediativi. La casa può contenere un’area destinata al lavoro – manuale, intellettuale, artigianale, artistico – zone fitness, relax e benessere, per il gioco, lo svago e l’intrattenimento.
Living room e spazi di relazione
Nel fare un’analisi della casa si può partire dalla parte più “pubblica”, il soggiorno o living room. In questo contesto è necessario usare luce di alta qualità cromatica, in grado di dare il massimo risalto a tutti i materiali. Una maggiore gamma di radiazioni presente nell’illuminazione della living room permette infatti di percepire gli oggetti, i volumi, le superfici con maggiore varietà di gradazioni e sfumature cromatiche (figure 1 e 2).
Una zona con una spiccata vocazione conviviale è quella del tavolo per pranzare o cenare, con le relative sedute e altri elementi di arredo. Molta attenzione deve essere rivolta verso il piano orizzontale – la tavola imbandita – e i piani verticali, occupati dai commensali (figura 3).
Tutto ciò che si trova al di là di questi piani verticali forma uno sfondo dalla cui luminanza dipende l’atmosfera di intimità che si desidera. Una cena romantica al lume di una o più candele posate sulla tavola è il caso limite in cui uno sfondo prevalentemente oscuro, leggermente vivacizzato dalle fiamme, può essere la condizione ideale per il massimo raccoglimento. Una cena allegra e festosa in cui è richiesta la visibilità degli oggetti dislocati alle spalle delle sedute, invece, può richiedere l’illuminazione dello sfondo, generale o localizzata. In tutti i casi una distribuzione della luce che tenda a ritagliare, a dare risalto a questa zona nel contesto del soggiorno, è adatta per valorizzare un momento conviviale che è certamente di primaria importanza nell’ambito della cultura dell’ospitalità.
Sulla tavola imbandita è opportuno avere luce diretta, cioè proveniente da una o più fonti dislocate sopra il piano orizzontale. Le ombre che si formano con un’illuminazione di tipo diretto sono infatti abbastanza incise e scure da dare rilievo alle suppellettili e ai cibi serviti. Ottima, come si è detto, dev’essere la resa dei colori.
Sui piani verticali, in corrispondenza dei commensali, è consigliabile invece avere luce più morbida e soft, il che significa usare la luce riflessa dagli elementi dell’apparecchio posto sopra il piano orizzontale (lo stesso che invia la luce diretta di cui sopra) oppure proveniente dal soffitto o dal controsoffitto. Le ombre saranno più chiare e sfumate. La luce deve accarezzare il viso e il busto, evitando di marcare eccessivamente i lineamenti e di mostrare le imperfezioni della pelle o del vestiario.
La quantità di luce sarà, in media, inferiore di almeno 1/3 rispetto a quella del piano orizzontale. Se, per esempio, c’è un illuminamento medio di 300 lx sul piano della tavola, non bisogna oltrepassare i 200 lx medi sui piani verticali.
Il soggiorno viene anche usato frequentemente per la visione dei programmi televisivi e cinematografici. Spazio permettendo, la zona TV può trasformarsi in una piccola sala cinematografica – il cosiddetto home theatre – dotato di tutti i comfort di un luogo dedicato esclusivamente allo svago e all’intrattenimento. Sono però assai rari i casi in cui l’ampiezza della sala è tale da consentire l’installazione di schermi “giganti” rispetto al contesto, di dimensioni equiparabili a quelle dello schermo di una sala pubblica, dove la visione al buio è una peculiarità che consente agli spettatori di mantenere la massima concentrazione, perché il campo visuale è interamente occupato dall’ampia parete in cui si proiettano le immagini e quindi l’occhio non guarda altrove.
La normale apparecchiatura di ricezione delle trasmissioni televisive, invece, ha un monitor che, pur se di ampie dimensioni, occupa solo una parte del campo visivo. Per evitare i ripetuti adattamenti dovuti alla differenza delle luminanze tra le immagini trasmesse e le zone limitrofe, è consigliabile conservare un debole illuminamento in questa parte del soggiorno. Considerando che le luminanze dello schermo variano da circa 50 a 200 cd/m2, le luminanze delle superfici circostanti dovrebbero attestarsi tra i 10 e i 20 cd/m2.
La cucina come luogo di lavoro domestico e spazio di relazione
Dal punto di vista ergonomico, la cucina è composta da una serie di strutture, attrezzature e strumenti destinati a rendere agevole, igienico, rapido e sicuro tutto il lavoro di preparazione dei pasti. Da un altro punto di vista, più attuale, la cucina è l’ambito fisico in cui esercitare un’attività – il cucinare – che può essere esibita, mostrata agli ospiti, e in tal modo proposta e promossa a favore dell’ospite appassionato, cultore dell’arte culinaria; un’attività non separata dal momento conviviale, ma anzi già parte di esso.
Da questo punto di vista, la messa in rilievo non riguarda solo le azioni del cucinare, ma anche gli strumenti usati con perizia e competenza e, soprattutto, gli alimenti nella loro freschezza e genuinità, nonché la loro metamorfosi durante le varie fasi dell’elaborazione gastronomica. La cucina può così trasformarsi in una sorta di piccolo palcoscenico in cui lo chef – regista e allo stesso tempo attore – si esibisce e mette in mostra la propria abilità.
In questo spazio scenico, gli alimenti manipolati diventano opera preparata con cura e servita ai commensali nello splendore dei colori, che testimoniano alla vista, in modo diretto, la bontà del piatto (figura 4).
La luce ha un ruolo assai importante nel far emergere questi colori e nell’orientare gli sguardi degli osservatori nelle zone della cucina dove vengono mostrati i piatti oppure dove si compiono le operazioni più interessanti sotto il profilo gastronomico. I piatti di portata possono contenere molti alimenti e sulla tavola da pranzo transitano cibi di ogni tipo e colore. Conviene, dunque, usare luce ad ampio spettro, come è stato suggerito a proposito della zona pranzo nei soggiorni, con temperatura di colore media (3000-3500 K) per tener conto del livello non elevato di illuminamento nel resto del locale.
Lavorare con la luce localizzata non serve solo alla resa scenica da dare al frutto del lavoro svolto dall’ospite-chef, ma offre un ulteriore vantaggio molto pratico: tutto ciò che non può essere subito gettato, lavato o riposto, come i rifiuti, i contenitori con residui di cibo, gli strumenti già utilizzati, può restare poco visibile, semi-nascosto sullo sfondo in una zona scarsamente rischiarata.
La tecnica della localizzazione dei fasci luminosi introduce il discorso riguardante la flessibilità dell’impianto. Per le ragioni esposte, conviene installare gruppi di apparecchi dotati di accensioni e spegnimenti differenziati, in modo da poter adattare l’illuminazione alle diverse esigenze. La luce diffusa nel locale, uniformemente distribuita sul pavimento e verso il davanti degli arredi, è indispensabile per la pulizia e il riordino. D’altro canto, la preparazione dei pasti richiede luce localizzata sui piani di lavoro, in particolare quelli dislocati al di sotto degli elementi pensili.
È importante l’aspetto della sicurezza; la buona illuminazione aiuta a prevenire molti infortuni. Bisogna innanzitutto controllare le ombre portate, che causano disuniformità degli illuminamenti e rendono difficoltosa la visione. Le fonti di luce al centro del locale, infatti, generano ombre portate sui piani di lavoro a causa dell’interposizione del corpo della persona. Il modo più efficace per risolvere il problema consiste nell’installazione di apparecchi a sviluppo lineare, compatti e di piccolo spessore, con corpi che si mantengano a una temperatura abbastanza ridotta da risultare compatibile con i materiali su cui sono installati. Molto usati sono i modelli equipaggiati con moduli LED in fila continua inseriti in profili estrusi di alluminio che hanno una funzione protettiva e disperdono il calore alla base dei diodi luminosi.
Locali per studiare e lavorare e camere da letto
La camera costituisce la parte più riservata della casa, uno spazio ritagliato e conformato sulle personali esigenze e sul gusto dei suoi occupanti. Non a caso, nelle camere si riscontra di solito la maggiore presenza di oggetti luminosi che, nella duplice veste di elementi di arredo e di fonti luminose, compongono l’interno per il massimo comfort, creando l’atmosfera che comunica il senso e il valore dello spazio riservato, il vero ambito fisico della privacy.
La camera è il luogo del relax e del riposo, ma anche della lettura e della scrittura, dello studio, del lavoro, dell’attività fisica. Qui lo stato di comfort dato dalla buona illuminazione non vuol dire soltanto luce adatta per la migliore visione, ma anche luce capace di contribuire, con le sue qualità, a far sì che le varie attività siano svolte nel migliore stato psico-fisico. È il caso della camera da letto che, se abbastanza estesa, consente di svolgere molteplici attività.
Anche nei piccoli appartamenti si riscontra la presenza di armadi, cassettiere, piani d’appoggio, sedute, impianti hi-fi o TV, specchi, attrezzi per fitness. Negli appartamenti di maggiore ampiezza i capi di abbigliamento, la biancheria, gli accessori, le calzature trovano posto in un piccolo vano – la cosiddetta cabina armadio – con o senza dispositivo di chiusura (porta ad anta o scorrevole), naturalmente dotata di un proprio impianto d’illuminazione.
L’illuminazione specifica per la zona letto (figura 5 e 6) prevede l’impiego di apparecchi da appoggiare sui piani ai lati del letto, necessari per la lettura in posizione sdraiata e per rischiarare gli stessi piani di appoggio. È preferibile, in questi casi, usare lampade con flusso regolabile all’interno di apparecchi ben schermati o con corpo orientabile, al fine di evitare che un eventuale compagno o vicino di giaciglio sia disturbato dalla luce.
Intorno al letto, piani luminosi a bassa luminanza, apparecchi a parete ben schermati o del tipo a terra sono molto adatti – in particolare se forniti di sistemi di regolazione del flusso luminoso erogato e di regolazione del colore – per creare le atmosfere ideali per i momenti di intimità. Gli effetti migliori si ottengono con la luce indiretta o filtrata, assolutamente non abbagliante, e con i colori caldi (soprattutto le gamme del rosso scuro, rosso rubino, magenta e fucsia) e freddi (blu elettrico, blu cobalto, blu notte e viola).
Ancora, allo scopo di dare alla persona la massima libertà d’azione, è utile un’illuminazione a basso flusso – chiamata luce di cortesia – con fonti nascoste, ben integrate nella base del letto oppure dei mobili, nella fascia bassa delle pareti oppure nel pavimento; può fungere da segnale luminoso sul percorso che collega la camera alla stanza da bagno o alla cucina.
Oggetti luminosi sospesi, a parete o a filo soffitto (plafoniere) sono invece utili per l’illuminazione generale, che serve ad agevolare le operazioni di pulizia e di riordino oppure nel caso di visite mediche, terapie e attività di riabilitazione.
La stanza da bagno
Il locale bagno – o stanza da bagno – è ai giorni nostri oggetto di grande attenzione. Generalmente ne esistono varie versioni: il bagno principale o padronale, il bagno secondario o di servizio – spesso con funzioni di lavanderia e asciugabiancheria – il bagno per gli ospiti, la stanza bagno destinata al fitness, fino alle tante appendici, cioè le zone per il benessere e il relax, arredate con sedute e lettini, nonché fornite di apparecchi per l’abbronzatura artificiale. E poi le saune, i bagni turchi e i bagni forniti di ampie vasche attrezzate con dispositivi per l’idromassaggio, la cromoterapia, l’aromaterapia, la musicoterapia e tanto altro.
Il bagno diventa così spazio della “privacy” e della cura di sé. Forse più di altre componenti della casa, questo locale mostra quanto sia penetrata nei consumi di massa l’idea del vivere a proprio agio tra le mura domestiche, in modo confortevole e rilassante. Nel progetto della casa, dopo aver riservato quanta più superficie possibile al soggiorno e alle camere, si cerca di ampliare la stanza da bagno per arricchirla di nuove funzioni; oppure da un bagno se ne ricavano due, sfruttando la possibilità data dai regolamenti d’igiene di destinare a questa funzione anche i vani ciechi, cioè privi di aperture verso l’esterno. Un buon sistema di aerazione forzata risolve egregiamente il problema del ricambio e della pulizia dell’aria. Chiaramente, però, non avere finestre significa non poter disporre di luce naturale ed essere quindi costretti a usare la luce artificiale lungo tutto l’arco delle 24 ore.
Il locale bagno diventa – paradossalmente, nel contesto della casa – il più artificiale per quanto riguarda la sua illuminazione. Anche l’illuminazione artificiale, però, può contribuire in tanti modi a rendere gradevole la permanenza nella stanza da bagno. Si consideri, per esempio, la tendenza attuale dell’interior design a usare, per i rivestimenti di pareti e pavimenti, materiali come le pietre levigate e i loro composti, il legno in varie essenze (trattate per resistere al microclima caldo e umido), i metalli lavorati in lastre, il tutto in alternativa alle classiche piastrelle in cotto o ceramica. La scelta di materiali particolari, spesso più costosi e ricercati, comporta l’uso di sorgenti luminose ad alta resa dei colori, con direzioni dei raggi luminosi progettate per dare risalto alle texture. La fine trama superficiale del legno o della lastra lapidea può infatti essere evidenziata solo da fonti luminose collocate in posizioni tali da generare quella fitta rete di micro-ombre proprie e portate che la fa emergere nella sua unicità.
In ogni tipo di stanza da bagno sono presenti gli specchi, componenti d’arredo indispensabili per la quotidiana igiene, pulizia e cura del corpo. Lo specchio più importante è quello accoppiato al piano del lavabo (o dei lavabi), che serve per lavarsi, radersi, truccarsi (figure 7 e 8).
Qui è necessaria una buona quantità di luce, cosa facile da ottenere collocando fonti luminose abbastanza potenti. Per un normale specchio di 80 cm di larghezza per 120 cm di altezza, un flusso di 2200 – 2400 lumen è sicuramente sufficiente, nel caso di illuminazione diretta. Bisogna valutare la distribuzione della luce e le direzioni prevalenti, tenendo presente che i piani che devono ricevere luce sono quelli verticali davanti allo specchio. Il riferimento è ai piani virtuali che racchiudono, come in un mezzo cilindro con la superficie curva rivolta verso lo specchio, il busto, la testa e il viso della persona.
Secondariamente la luce deve cadere sul piano orizzontale del lavabo, a partire dagli eventuali ripiani sopra o intorno a esso. Sovente viene fatto l’errore di inviare luce verso lo specchio (determinando uno sgradevole effetto di abbagliamento riflesso) o solo verso il piano del lavabo. Accade quando si adotta la soluzione – purtroppo assai diffusa – dei piccoli incassi fissi od orientabili nell’elemento a sbalzo che corona lo specchio nella parte alta. La luce radente che ne risulta distorce i lineamenti e ai lati del viso gli illuminamenti non sono sufficienti.
È consigliabile, invece, disporre di apparecchi ben protetti (rispetto all’elettricità e alle emissioni termiche) ai fianchi dello specchio, oppure all’interno dello stesso con una superficie di emissione abbastanza estesa per evitare gli abbagliamenti e le ombre marcate. Si ottengono così i giusti illuminamenti sui piani verticali – frontale e laterali – e su quelli orizzontali, con l’adatto stemperamento delle ombre proprie e portate. I valori in lux raccomandati oscillano tra i 150 e i 300 lux secondo le esigenze degli utilizzatori.