Per il 2024 la sfida di FME è quella di non perdere l’ottimismo e di continuare a lavorare per ritrovare un nuovo e sano equilibrio della filiera, facendo leva anche su una rinnovata apertura verso l’esterno, in primis cercando di creare un dialogo costruttivo con le istituzioni.
Nata nel 1970, FME è un’associazione che oggi rappresenta più dell’85% della popolazione commerciale del settore, con un totale di 83 imprese associate per 1.200 punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale e un fatturato complessivo che, nel 2023, ha superato gli 8,8 miliardi di euro.
Il nuovo anno si è aperto da pochi mesi ma da subito si è capito che ci si sarebbe dovuti confrontare con le batoste subite dalla filiera dopo la chiusura dell’incentivazione massiccia portata avanti dal Superbonus, una bolla effimera, come è stata spesso definita, che ha fatto gonfiare il mercato in maniera esponenziale, per poi lasciarlo in sofferenza.
Con Ezio Galli, presidente di FME, abbiamo approfondito questa e altre importanti tematiche per capire in che modo sia possibile far fronte alle sfide attuali che il mercato elettrico si trova ad affrontare.
Come si è chiuso il mercato nel 2023 e quali sono gli scenari che si intravedono per il futuro dopo questi mesi del 2024?
«Abbiamo chiuso il 2023 con un + 2,72%, ma già con un importante segno negativo (-16,16%) relativo al fotovoltaico e la causa è stata, senza dubbi, la revoca del Superbonus 110% che aveva creato una bolla effimera che, una volta “scoppiata”, ci ha lasciato con dei volumi molto contratti.
Nel 2022 il boom del fotovoltaico lo aveva fatto volare toccando percentuali del +243%, tanto che era diventato pressoché impossibile trovare le singole componenti proprio a causa di quella straordinaria richiesta.
Poi, con il cambio di rotta, questa tendenza è andata via via scemando, a partire dalla fine del primo trimestre dello scorso anno, quando tutto il mercato ha iniziato a calare e, nel corso di questi primi mesi del 2024, i segni negativi stanno iniziando a prendere piede. Rispetto agli ultimi dati SVE di febbraio 2024, il fatturato, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, è in calo del -4,76%».
Il dato negativo va però contestualizzato rispetto a questa situazione eccezionale creata dagli incentivi. Qual è il rapporto rispetto al periodo pre-Superbonus?
«Questo è sicuro, va infatti sottolineato come questi dati negativi siano comunque decisamente superiori a livelli pre-Covid. Per cui sì, posso affermare che lo scorso anno tutti gli attori hanno, in realtà, consolidato forti crescite».
Il 2024 si prospetta un anno impegnativo…
«Questo non sarà un anno semplice. I primi mesi stanno riportando dei segnali negativi abbastanza forti, primo tra tutti, come prevedibile, il fotovoltaico con un -44,15%. Il mercato è in contrazione e lo scenario internazionale incerto – dal Medio Oriente, passando per l’Ucraina, fino ad arrivare alla Germania che sta entrando addirittura in fase recessiva – sono tutti fattori che non giovano all’economia.
Se pensiamo, ad esempio, che un territorio come la Lombardia, che rappresenta il 25% di tutto il mercato nazionale della distribuzione di materiale elettrico, ha fortissimi rapporti con la Germania, è evidente che si è all’interno di una catena che, se si inceppa, porta al rallentamento di tutti i componenti.
Non brilla nemmeno il mercato del residenziale civile, che, pur non avendo subito un calo così netto, registra delle frenate evidenti dall’andamento delle vendite del cavo (in calo del -3,98%), perché, se il cavo non viene venduto, questo significa che non verranno realizzati impianti. Sicuramente il dato negativo è accentuato dall’assenza quasi totale del fotovoltaico, perché nei primi mesi dell’anno scorso c’era ancora una sua “coda” che arrivava dal 2022, apporto che nel 2024 è venuto a mancare.
Tuttavia, per quanto riguarda il nuovo anno, siamo in fiduciosa attesa che esca l’Industria 5.0, che dovrebbe sostenere il fotovoltaico a livello industriale, dal momento che il Governo e l’Europa stanno chiedendo all’ambito industriale di spingere molto sulla produzione di energia fotovoltaica. Industria 5.0 potrebbe essere la ripartenza che tanto stavamo aspettando».
Quali, dunque, le tendenze rispetto ai canali di vendita?
«Per rispondere ci vorrebbe una sfera di cristallo, però, noi di FME ci auguriamo che nella seconda metà dell’anno si intraveda un rimbalzo della curva e si torni a crescere, pur ritenendo che sarà difficile che questo possa compensare la negatività dei primi sei mesi. Sarà un anno impegnativo e prevediamo che, salvo nuove politiche di incentivazione, il mercato chiuderà ancora un po’ sotto rispetto allo scorso anno, ribadiamolo, pur rimanendo sopra ai valori pre-Covid».
Quali potrebbero essere le strategie per far fronte a questa situazione? Secondo lei, nuovi incentivi potrebbero aiutare o rischieremmo di ritrovarci dentro una nuova bolla effimera?
«Sono fiducioso per quanto riguarda l’industria 5.0 che sono certo sarà una spinta positiva per tutta la filiera. La stessa fiducia non la riporrei se si avanzasse una politica di incentivi come quella che è stata portata avanti in precedenza. Quello che abbiamo visto nascere sotto i nostri occhi è stata una speculazione che ha gonfiato in modo irreale il mercato. Ma così non si è creata una crescita, mentre invece auspichiamo che il mercato ritrovi un suo funzionale equilibrio, che non dipenda dagli incentivi ma che sia testimonianza di una crescita sana. Certo, gli incentivi fanno sempre piacere, ma, ad abusarne, abbiamo visto quali sono stati i risultati…».
In che modo la sostenibilità può essere sfida e opportunità per il settore?
«FME ha tenuto recentemente un evento a Roma che aveva una sezione dedicata a come gli impianti elettrici dovranno adeguarsi alle richieste in termini di sostenibilità avanzate dalla transizione energetica. La sostenibilità è un argomento molto ampio, sfaccettato, e non semplice, però è chiaro che tutti dovremo seguire questa strada e dare il nostro contributo a questa trasformazione.
Non è cosa facile, perché non sono ancora ben definiti tutti i passaggi necessari: innanzitutto, perché essere sostenibili non vuol dire essere sostenibili al proprio interno e basta. È necessario capire in che modo si va a interagire con tutto il resto della catena e quindi questo diventa una sfida ancora più impegnativa.
La Federazione si è attivata fin dallo scorso anno sulla questione ESG (acronimo di Environmental, Social, Governance) e abbiamo tenuto degli incontri ad hoc con i nostri associati per presentare la questione e le problematiche legate alla sostenibilità. È un processo che sta andando a smuovere tutta la filiera: i fornitori in primis si stanno muovendo in questa direzione, loro chiederanno a noi di fare lo stesso e noi dovremo andare a valle a capire come gli installatori possono agire in modo sostenibile e proporre prodotti sostenibili, per far sì che, nel residenziale, si realizzino impianti che possano essere definiti davvero sostenibili.
È chiaro che la questione è complessa e che è necessario avere maggiori dritte in modo da informare e uniformare tutti gli attori in questo processo di cambiamento».
Altri progetti in cantiere?
«Stiamo finalizzando l’ultima versione dello SVETIM. Un progetto, quello dello SVE (Statistiche Venduto Elettrico), che nasce nel 2016, e che ci è sempre stato molto a cuore. Lo SVE nasce dal desiderio di misurare in maniera più chiara e precisa possibile il nostro mercato. È stato un progetto molto lungo e complesso, partito ufficialmente dal 2019 e che, in questa ultima versione, verrà integrato con un ulteriore dato che è quello della classificazione ETIM dei prodotti.
Logica e inequivocabile ETIM fornisce un elenco di tutte le caratteristiche tecniche di ogni classe di prodotto attraverso una struttura standardizzata e condivisa dall’intera filiera elettrica italiana ed estera.
Per dar vita a questo ampliamento FME sta lavorando in sinergia con ANIE, per definire in modo il più dettagliato possibile l’albero merceologico dei suoi prodotti. È innegabilmente un lavoro che richiede molto impegno e una volta concluso questo confronto, saremo finalmente in grado di rilasciare l’ultima versione dello SVETIM.
Infine, segnalo l’appuntamento con la nostra convention annuale di novembre, un evento che ospita tutta la filiera e che è un importante momento di confronto. A oggi la tematica principale del convegno non è ancora ufficialmente stata approvata, ma l’idea era quella incaricare un’azienda specializzata perché realizzasse una ricerca che ci aiuti a comprendere meglio il nostro cliente: l’installatore. Conoscere di più sull’installatore significa per noi non solo analizzare questa figura dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista “sociale”, per comprendere meglio come si comporta, ad esempio, con la clientela o come valuta le proprie scelte».