DOMANDE DAI LETTORI

Elettro dubbio

Talvolta nel funzionamento in parallelo di due UPS ho verificato degli interventi dei differenziali. Come mai? Posso evitare l’inconveniente?

PI Luca Cantarella, Milano

La causa più frequente di interventi intempestivi dei differenziali posti a protezione di due sistemi statici in parallelo può essere spiegata come segue:

i due sistemi per quanto uguali non possono mai essere identici

la corrente di dispersione di un sistema si richiude quindi attraverso i due neutri secondo un partitore che potrebbe portare a distribuzioni diverse della corrente sui neutri.

Per risolvere questo problema è opportuno che il lettore preveda un differenziale per ciascun sistema statico. In tema di interventi intempestivi di differenziali e gruppi statici di continuità vale la pena di citare anche quanto avviene allo scambio con il gruppo generatore. In tali condizioni infatti talvolta gli interruttori differenziali intervengono a causa del transitorio di carica o scarica dei condensatori verso terra del filtro di ingresso del gruppo statico. Per risolvere il problema è possibile  introdurre un trasformatore.

Volevo fare una domanda più culturale che operativa. Non si può ancora dire che i veicoli elettrici si stiano diffondendo, ma almeno si iniziano a vedere in giro. Mi auguro che presto la loro diffusione aumenti e che possa essere un mercato per noi installatori. Vengo alla domanda: attualmente esistono delle limitazioni ai modi previsti per la ricarica?

Lettera firmata

Nell’associarmi all’augurio del lettore non provo a rispondere prima di aver osservato che i veicoli elettrici si vedono in giro, ma non si sentono in giro fino al punto di richiedere per non finirci sotto, cicalino a parte, lo sviluppo di una nuova attenzione.

I modi  attualmente previsti per la ricarica dei veicoli elettrici sono quattro e sono distinti in funzione del tipo di presa, del regime elettrico (AC o CC), sulla bidirezionalità e della possibilità o meno di comunicare i parametri di ricarica sulla rete:

Modo di ricarica 1 – presa di connessione non-dedicata: consente solo la ricarica lenta e la connessione del veicolo alla rete di alimentazione AC (corrente alternata) principale avviene utilizzando un sistema presa-spina normalizzato fino a 16 A, lato alimentazione mono-fase o trifase e conduttori di potenza e conduttori di terra di protezione. L’uso del Modo di ricarica 1 richiede un interruttore differenziale e un interruttore automatico di protezione dalle sovracorrenti sul lato alimentazione.

Modo di ricarica 2 – presa di connessione non-dedicata con dispositivo di protezione  in-cable (integrato nel cavo): consente solo una ricarica lenta e la connessione del veicolo alla rete di alimentazione  AC (corrente alternate) principale avviene utilizzando un sistema presa-spina normalizzato, monofase o trifase  e conduttori di potenza e di terra di protezione. In aggiunta c’è  una funzione pilota di controllo e comunicazione  tra il veicolo elettrico e la spina ad esempio una  scatola di controllo inserita nel cavo ( in-cable control box).

Modo di ricarica 3 – presa dedicata: consente una ricarica lenta o rapida. La connessione del veicolo alla rete di alimentazione AC (principale) avviene con una presa (connettore) specifico; le funzioni di controllo, comunicazione e protezione sono permanentemente installate nell’infrastruttura.

Modo di ricarica 4 – Connessione dedicata in continua (DC): carica rapida(da 30 a 10 minuti). Connessione indiretta del veicolo alla rete di alimentazione AC principale utilizzando un caricatore da  43 kW o più.  Le funzioni di controllo, comunicazione e protezione sono permanentemente installate nell’infrastruttura.

 

Sto ampliando la mia offerta anche con impianti antintrusione e videosorveglianza, ma non sinceramente non sono ancora molto ferrato (per cui preferisco non firmarmi!). Sul mercato trovo prodotti a prezzi completamente diversi e ciascuno promette di essere il migliore. Esiste una qualche procedura ufficiale unificata o normativa per individuare la qualità e il livello dei prodotti delle centrali per impianti antintrusione e videosorveglianza?

Anonimo

Viva la sincerità anche se anonima. Esistono Norme tecniche che definiscono le prestazioni sia dei sistemi di allarme intrusione che quelle dei sistemi di videosorveglianza. Nello specifico:

la norma tecnica che definisce i requisiti del sistema di allarme intrusione e rapina è la Norma CEI EN 50131-1

la norma tecnica che definisce i requisiti del sistema di videosorveglianza è la Norma CEI EN 50132-1 (e 50132-7)

le norme tecniche che definiscono i requisiti dei componenti dei sistemi di allarme intrusione e rapina sono le CEI EN 50131-X e la Norma CEI 79-2 per i componenti che non sono coperti dalle norme precedenti

La conformità del prodotto/sistema ad una specifica norma ed in particolare il corrispondente grado di sicurezza possono rispondere all’esigenza espressa dal lettore. In generale vale la pena di osservare che:

la serie di Norme che tratta dei sistemi di allarme intrusione e rapina è la EN 50131, mentre la serie EN 50132 riguarda i sistemi di videosorveglianza

le norme precedute da EN sono valide in tutta Europa mentre la CEI 79-2 è solo nazionale

Sono infine in fase di pubblicazione anche delle Norme internazionali (IEC) sui medesimi argomenti che si basano sulle Norme Europee sopra elencate.

 

Sempre più spesso, per non dire sempre, vengono richieste lampade LED. Mi chiedevo se però è tutto oro quel che luccica. Dureranno veramente così a lungo? E gli alimentatori?

Roberto Mazzanti, Palermo

Premesso che sul mercato, come del resto avviene per tutti i prodotti, ci sono LED e LED e che anche il nome del produttore andrebbe considerato, i produttori di LED forniscono solitamente dati sull’affidabilità e la durata in funzione della temperatura di giunzione dei LED (Tj), temperatura tc.

I LED non hanno, come tutte le altre sorgenti di illuminazione, un fine vita repentino. Mentre in tutte le altre sorgenti il fine vita è definito come lo spegnimento o la mancata accensione della lampada, nei LED, con il passare delle ore di funzionamento, si ha un lento decadimento del flusso emesso che continua fino ad arrivare a valori molto ridotti. Una comune definizione di durata dei LED è diventata il parametro L70, ovvero il periodo di funzionamento per cui il flusso risulta ridotto al 70% del flusso iniziale.

I dati di vita presunta e di mortalità sono sempre riferiti ad una certa temperatura di giunzione che gioca un ruolo fondamentale nella durata di vita. Gli alimentatori per moduli LED attualmente disponibili sul mercato sono di due tipologie fondamentali:

a tensione costante

a corrente costante

In entrambi i casi tensione o corrente di uscita, sono stabilizzati per il funzionamento ottimale dei LED. I primi forniscono una tensione costante e richiedono quindi un collegamento in parallelo dei moduli. Il numero massimo di moduli collegabili dipende quindi dal valore di corrente massima (o potenza) che l’unita di alimentazione può erogare. I secondi mantengono costante il valore di corrente, indipendentemente dal numero di moduli collegati. I moduli dovranno quindi essere collegati in serie tra loro ed il numero massimo dipende al valore di tensione massimo che l’unità di alimentazione può erogare.

La regolazione (in intensità e/o colore) della luce emessa dal modulo LED è un altro punto di forza dell’uso del LED. I metodi tradizionali utilizzati per le altre sorgenti, ovvero la regolazione dei parametri elettrici (riduzione di tensione o di corrente), non sono tuttavia adatti ai LED in quanto, a regimi ridotti, si verificano, nella maggior parte dei casi, sensibili variazioni di colore e della qualità della luce emessa. Il LED non subisce alcuna sollecitazione in caso di continue accensioni e spegnimenti per cui il sistema maggiormente impiegato per la regolazione è il sistema PWM (pulse-width modulation) in cui il modulo LED viene sempre alimento, nei periodi ON, con i suoi valori nominali, senza alcuna influenza sul suo funzionamento.

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