Dantedì 2021, 700 anni della morte di  Dante Alighieri (1265-1321)

Padre Ivo Laurentini, direttore del Centro Dantesco, davanti all’ingresso del museo a Ravenna in via Dante 4.

Il 25 marzo ricorre il Dantedì, istituito lo scorso anno dalla Presidenza del Consiglio.
Il giorno dell’Annunciazione della Vergine Maria, che segnava l’inizio dell’anno fiorentino, è stato scelto per ricordare il ghibellin fuggiasco Durante Alighieri, nato a Firenze nel maggio 1265 e morto di malaria mentre era in esilio a Ravenna, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.

Per gli studiosi il 25 marzo rappresenta l’inizio del viaggio di Dante nell’aldilà, nella «selva oscura, ché la diritta via era smarrita», nella primavera del 1300, quando fu indetto il Giubileo da Papa Bonifacio VIII.

In questo nostro ritorno al medioevo la grandezza di Dante viene percepita nel viaggio simbolico della divina Commedia che dall’Inferno al Paradiso ci riporta a riveder le stelle. Tutte e tre le Cantiche si concludono con la parola “stelle”: per l’Inferno «E quindi uscimmo a riveder le stelle», per il Purgatorio «puro e disposto a salire a le stelle» e per il Paradiso «l’amor che move il sole e l’altre stelle».

Il museo Dantesco

A Ravenna il Museo Dantesco è situato vicino alla Tomba di Dante, nella zona del silenzio, in Via Dante Alighieri, all’interno del Centro Dantesco dei Frati Minori, al primo piano dei suggestivi Antichi Chiostri Francescani.

Per i 600 della morte del poeta, come sede vennero scelte alcune celle del complesso conventuale a ridosso della Tomba, appartenuto dal 1261 al 1810 ai Frati Francescani che custodirono gelosamente per tre secoli le ossa di Dante.

Il nuovo “Museo Dantesco” nasce da una convenzione, che durerà dieci anni, tra il Comune (proprietario della Tomba di Dante e gestore del Museo), la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna (proprietaria del complesso monumentale degli “Antichi Chiostri Francescani”)  che rinnova il comodato d’uso gratuito dei locali in cui ha sede il museo, e il Centro Dantesco.

Si riaprirà con un nuovo allestimento multimediale, una realtà immersiva con esposizione di materiali storici e altri appartenenti ai fondi della Biblioteca Classense e della Biblioteca del Centro Dantesco.

Anche un elettricista, Roberto Gobbi di Cervia, si è trovato a portare il suo lavoro che, anche se non di grande entità, è stato di grande soddisfazione. Lavorare bene, in armonia, non ha prezzo, forse anche per il luogo, certamente carico di preghiere.

Un lavoro nato quasi per caso: si era deciso di cambiare l’allestimento con un concorso nel 2019, vinto da STUDIO 3+1 ARCHITETTI ASSOCIATI di Roma e da questo è stato chiamata per integrare l’impianto elettrico, la ditta Gobbi Impianti, il progetto di Domenico Santomauro.

Realizzazione impianti elettrici Museo Dantesco Ravenna
Roberto Gobbi di Gobbi Impianti

«Premetto che per me è stato un piacere lavorare in un ambiente ricco di storia e cultura. Tutte le persone con le quali ho collaborato all’interno del museo sono state sempre gentilissime e disponibili. La nostra mansione riguardava la realizzazione di un progetto elettrico che richiedeva l’installazione di un impianto elettrico e di rete dati per la gestione di numerosi proiettori multimediali, che proiettano immagini e informazioni sulla vita di Dante Alighieri. Questo mi ha permesso, per diversi giorni, di lavorare insieme ai miei colleghi nella messa in opera di tale progetto».

Iniziativa “La luce delle parole”

Per tutto il 2021, passeggiando per le strade di Ravenna, sarà anche possibile, ammirare l’installazione luminosa “La luce delle parole”: quindici versi tratti dalla Commedia distribuiti in sei strade del centro tra i portici e i palazzi della città, da ascoltare su smartphone o tablet, grazie a un opportuno sistema di QR Code posto alla base delle luminarie.
È possibile ascoltare le letture dei canti scelti anche sul sito del Turismo del Comune di Ravenna

‪L’appuntamento è per le 12 di mercoledì 25 marzo, orario in cui siamo tutti chiamati a leggere Dante e a riscoprire i versi della Commedia. C’è bisogno di ritrovare, dentro di noi, il proprio percorso di ascesa.

Cassetta Dantis Ossa – particolare della scritta “DANTIS OSSA a me Frè Antonio Santi”

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