Climatizzazione: bilancio positivo per il 2019 con +7%

Assoclima ha recentemente pubblicato un’indagine statistica sul mercato dei componenti per impianti di climatizzazione, dove emerge che nel 2019 sono incrementate le produzioni nazionali sia dei sistemi a espansione diretta sia idronici.

La rilevazione, alla quale hanno partecipato 43 aziende, mostra un incremento della produzione nazionale (+7% rispetto al 2018), che risulta pari a 764.806.000 Euro ed è composta in larga parte da gruppi frigoriferi, pompe di calore, unità di trattamento aria e ventilconvettori.

In crescita anche il mercato Italia – prosegue Assoclima – che raggiunge il valore di 1.634.921 Euro, segnando un +8,7% rispetto all’anno precedente soprattutto grazie a gruppi frigoriferi condensati ad aria, climatizzatori split e multisplit, sistemi VRF e unità terminali.

Nell’edizione 2019 la rilevazione di Assoclima considera i dati di produzione, importazione, esportazione e mercato Italia di climatizzatori monoblocco, monosplit e multisplit, sistemi VRF, roof top, gruppi frigoriferi con condensazione ad aria e ad acqua, pompe di calore, unità di trattamento aria, ventilazione meccanica residenziale, unità terminali e aerotermi. L’indagine ha rilevato un trend positivo per quasi tutte le tipologie di prodotti.

Nel comparto dell’espansione diretta fanno eccezione solo i climatizzatori d’ambiente con condensazione ad aria monoblocco e trasferibili, per i quali si registra un decremento a valore (-4%) ma una crescita a quantità (+4%). Performance buone per i climatizzatori monosplit (+8% a valore e +9% a quantità) e multisplit (+8% a valore e +11% a quantità) e i sistemi VRF (+10% a valore e +8% a quantità).

Secondo Antonio Galante di Toshiba: «Sono diversi i fattori che hanno influito sull’andamento positivo del mercato per il comparto dell’espansione diretta: innanzitutto le persone cominciano ad avere sempre più coscienza, anche grazie ai consigli di alcuni installatori, dei vantaggi economici offerti dagli incentivi fiscali, poi c’è la svolta data dall’estate lunga e calda del 2015. L’esperienza vissuta quell’anno, l’elevata probabilità che anche le prossime estati possano essere molto calde e le discussioni sugli effetti del riscaldamento globale hanno cambiato la mentalità delle persone e fatto nascere la consapevolezza che vivere in ambienti senza climatizzazione estiva può essere un problema serio. La spesa per l’acquisto del climatizzatore domestico è diventata quindi prioritaria rispetto ad altre spese. Il costante trend di crescita dei sistemi VRF può invece essere spiegato dalla sostituzione più frequente delle macchine nel settore commerciale rispetto a quello residenziale e da una maggiore attenzione ai risparmi energetici da parte degli investitori. Questo porta a scegliere sistemi sempre più moderni, che consumano meno e che, in alcuni casi, possono anche usufruire di incentivi fiscali. Un altro elemento non trascurabile è la classificazione energetica degli edifici: la presenza di sistemi di climatizzazione moderni e performanti contribuisce a innalzare la classe energetica e quindi il valore dell’edificio in caso di affitto o vendita».

In terreno positivo anche i condizionatori roof top, che rispetto all’anno precedente guadagnano il 31% a valore e il 15% a quantità.

«Per questa tipologia di prodotti – spiega Claudio Carano di Clivet – il 2019 si conferma un anno di grande crescita: il fatturato complessivo delle aziende associate ha superato i 45 milioni di Euro, composto per il 90% da prodotti costruiti in Italia. Il mercato Italiano è cresciuto di ben il 31%, trascinato da importanti investimenti nel settore dei nuovi centri commerciali, dal crescente fenomeno della sostituzione e ammodernamento degli impianti in un Paese in cui gli oltre 1.000 poli commerciali attivi presentano un’età media di 18 anni (dati Nomisma) e dalla grande ascesa della logistica. L’analisi delle classi di potenza, novità introdotta quest’anno nella rilevazione Assoclima, evidenzia come quasi il 40% delle unità vendute in Italia siano state di grande capacità, superiore cioè a 120 kW, indicando che i principali utilizzatori sono i centri commerciali di medie e grandi dimensioni, pari a circa il 50% sul totale, e i poli logistici».

Il 94% delle unità roof top vendute nel nostro Paese impiega la tecnologia della pompa di calore, da anni incentivata e recentemente indicata dal PNIEC tra quelle che potranno essere attentamente considerate per sfruttare il grande potenziale di efficienza energetica del settore edilizio.

«Questo risultato – evidenzia Carano – è particolarmente rilevante, poiché i roof top sono ancora penalizzati dall’esclusione dal D.M. 16/2/2016 (c.d. Conto Termico 2.0) che definisce le modalità di incentivazione, ambito in cui Assoclima e Anima stanno svolgendo un’incessante azione congiunta».

L’export, infine, rappresenta il 26% della produzione nazionale, in leggera crescita (+4%) rispetto all’anno precedente e ancora con un grande potenziale di sviluppo sul mercato europeo.

Prosegue anche nel 2019 il momento positivo per i gruppi frigoriferi condensati ad aria, che rappresentano il 54% della produzione nazionale e si confermano un prodotto ad elevato tasso di crescita: +10% a valore e +15% a quantità rispetto all’anno precedente.

«Nella fascia di potenza fino a 17 kW, che a valore rappresenta circa il 40% della somma di tutte le fasce, si nota per il mercato Italia il progressivo e ormai quasi completo spostamento verso unità in pompa di calore. – commenta Luigi Zucchi di Aermec – Le unità solo freddo, in termini di fatturato, rappresentano ormai poco più del 3% del mercato. Dalla rilevazione emerge anche l’elevato numero di pompe di calore splittate con incorporato il serbatoio di acqua calda sanitaria. I numeri in valore assoluto indicano che questa tipologia rappresenta già il 60% del totale delle splittate e, poiché esse sono destinate prevalentemente al residenziale, questi numeri evidenziano una progressiva affermazione della pompa di calore come unico sistema di riscaldamento nelle nuove applicazioni residenziali. Un dato estremamente significativo è che circa il 79% a valore dell’intera vendita sul mercato Italia è frutto di importazione».

Un andamento analogo, ma con numeri più contenuti, si registra nella fascia da 18 a 50 kW.

«Anche qui – prosegue Zucchi – prevale nettamente, sul mercato Italia, la vendita di prodotti in pompa di calore, che rappresentano circa l’80% del totale. In questa fascia, la quota di mercato Italia coperta da produzione nazionale è di circa il 70%, mentre nella fascia precedente era solo il 20%. Per tutte le fasce successive fino a 500 kW si ha un mercato per il solo freddo stabile o in leggero calo, mentre i modelli in pompa di calore hanno un incremento mediamente a doppia cifra, con punte anche fino al +40%».

Il 2019 registra dati positivi anche nel comparto delle apparecchiature idroniche condensate ad acqua (+15% a valore e +5% a quantità), anche se la condensazione ad acqua ha un ruolo decisamente limitato: nel mercato Italia complessivo rappresenta infatti circa il 10% del totale e si concentra nelle fasce di potenza sopra i 50 kW.

«Una considerazione interessante – conclude Zucchi – riguarda l’esportazione: nella fascia da 50 kW in su la produzione nazionale è superiore ai 65 milioni di euro, di cui circa il 78% è destinato all’export».

Dall’indagine Assoclima risulta in crescita anche il comparto delle unità terminali: +12% a valore e +7% a quantità. La migliore performance riguarda i ventilconvettori hi-wall (+18% a valore e +15% a quantità), seguiti dai modelli cassette (+15% a valore e +12% a quantità) e dai ventilconvettori standard con e senza mantello (+11% a valore e +4% a quantità).

«Nel 2019 il mercato della climatizzazione è cresciuto e ne ha beneficiato anche il comparto dei fancoil. Analizzando le statistiche degli ultimi 25 anni si nota che il picco massimo per questa tipologia di prodotti è stato nel 2001: nel periodo dal 1996 al 2004 i numeri erano superiori a quelli attuali e si aggiravano intorno alle 800.000 macchine all’anno. Poiché la vita di un fancoil è di 15-20 anni e siamo ormai arrivati a 20 anni di distanza dal picco di vendite, è chiaro che la crescita che registriamo oggi non deriva solo dalla domanda di apparecchiature per gli edifici nuovi ma anche da necessità di sostituzione e rinnovo in edifici esistenti, sia per motivi di carattere tecnologico sia di durata fisica del prodotto» è il commento di Luca Binaghi di Sabiana. In crescita anche l’export, con incrementi rispetto all’anno precedente del 5% a quantità e del 13% a valore.

«Da notare – conclude Binaghi – l’aumento del numero di fancoil con ventilatore a velocità variabile, destinati probabilmente ai nuovi edifici, a dimostrazione di una sempre maggiore sensibilità da parte degli investitori nei confronti di prodotti con minori consumi energetici».

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