A Thomas Edison è riconosciuta l’invenzione della lampada a incandescenza, ma non tutti sanno che fu Alessandro Cruto, chimico italiano, a “perfezionarla” rendendola funzionale e adatta al mercato.
il 1872 quando un giovane torinese, di scarsa cultura ma di grande ingegno, riesce ad aprire un piccolo laboratorio chimico nel paese dove è nato, Piossasco, a circa 18 km da Torino. Figlio di un semplice capomastro, aveva lasciato la scuola in seconda elementare per seguire il padre al lavoro. Indipendentemente dagli studi così presto interrotti, il ragazzo era dotato di notevole curiosità e appena poteva, si precipitava a Torino per seguire lezioni di Fisica Sperimentale e in particolare di Chimica, materia che prediligeva su tutte.
Con gli anni iniziò a pensare in grande decidendo di risolvere il problema della cristallizzazione del carbonio puro, soluzione che gli avrebbe permesso di produrre diamanti, o almeno, questo era il suo intento iniziale…
Nuove sfide dall’america
In effetti, il giovane Alessandro, riuscì in breve tempo a produrre carbonio puro dall’etilene in fase gassosa, ottenendo sottili guaine di grafite ma, di produrre diamanti, non se ne parlava proprio. Tuttavia, una nuova idea si fece strada nella sua mente: dall’altra parte dell’oceano, un tale Thomas Edison aveva ideato il modo di fare luce grazie all’elettricità, attraverso un oggetto chiamato appunto lampada elettrica.
Il sistema consisteva nel far passare corrente elettrica in un filamento sottilissimo che, per effetto Joule, emanava un bagliore più o meno intenso riuscendo a illuminare l’ambiente in cui si trovava. Edison però non riusciva a trovare un filamento in grado di resistere per un numero di ore accettabile, in modo da rendere commercialmente valida questa invenzione. Informandosi per quanto poteva, Alessandro venne a sapere che Edison non era il solo a cercare un filamento affidabile per la sua lampada, ma che anche altri stavano cercando una soluzione, tra cui J.W. Swan e H.S. Maxim.
Un filamento che dura di più
Alessandro, da chimico, aveva senz’altro maggiori chance di Edison e degli altri, infatti, al posto di ottenere il filamento con i sistemi adoperati da Edison e Swan, vale a dire dalla combustione di fibre vegetali, utilizzò reazioni elettro-chimiche. Fece quindi ricorso alla decomposizione di un idrocarburo (composto di carbonio e idrogeno) entro tubi di vetro nei quali pose sottilissimi fili di platino percorsi da una corrente elettrica che li portava al calor bianco. A causa dell’elevatissima temperatura presente sul filo di platino, l’idrocarburo pesante si decomponeva in un altro idrocarburo con minor presenza di carbonio (etilene), il carbonio puro che si depositava sul filo di platino e in altri prodotti secondari.
Quando i fili di platino erano ricoperti da uno strato sufficiente di carbonio venivano fatti attraversare da una corrente ancora più forte che li faceva volatilizzare. Al termine della reazione chimica, ciò che restava, erano dei cilindri esilissimi di carbonio, rassomiglianti a grafite. Il grande vantaggio di questi filamenti cavi di carbonio era che essi presentavano in tutti i punti lo stesso diametro e pertanto, in ogni punto, uguale resistenza al passare della corrente elettrica. Alessandro aveva così ottenuto una maggior durata di funzionamento del filamento e quindi della lampada. Tutte le lampade prodotte da Edison, Swan e da altri, presentavano filamenti di diametro minore, per cui la corrente trovava maggiore resistenza e quindi un maggior consumo, tale da spezzarlo rapidamente.
Dal laboratorio alla fabbrica
Una volta resosi conto che il proprio filamento poteva essere il più efficace, Cruto sperimentò la propria lampada nel 1880 nel laboratorio di fisica dell’Università di Torino, dove ottenne il primo prototipo perfettamente funzionante il 4 marzo del 1880. Presentò la sua lampadina all’esposizione di Elettricità di Monaco di Baviera nel 1882 ottenendo un grande successo, lo stesso risultato si ripeté due anni dopo quando la presentò all’esposizione Nazionale di Torino.
Egli dimostrò inoltre che il rendimento della sua lampada era maggiore di quella di Edison (500 ore di durata contro le sole 40 della lampada Edison) e che la luce emanata era più bianca rispetto a quella, quasi giallastra, delle lampade di Edison. In breve, il suo progetto fu venduto in Francia, Svizzera e Stati Uniti e il vecchio laboratorio fu sostituito nel 1886 da una vera fabbrica con sede ad Alpignano, per la realizzazione su scala internazionale di lampade Cruto. Alessandro ne mantenne la direzione per diversi anni, lasciò solo nel 1889 per tornare alla sua vecchia passione di inventore. Nonostante il successo dato da una produzione di 1000 lampade al giorno, con gli anni la fabbrica iniziò a decadere fino a passare a varie proprietà ed essere rilevata infine dalla Philips nel 1927. Cruto morì nel 1908, dimenticato da tutti.