Come si fa la protezione dei circuiti di sicurezza?

La nona edizione della norma CEI 64-8 ha modificato le regole di protezione dei circuiti di sicurezza. Occorre pertanto prestare particolare attenzione ad alcuni aspetti.

Prima di procedere con la trattazione vera e propria dei cambia­menti in materia di pro­tezione dei circuiti di sicurezza, è opportuno capire cosa si intende per servizio di sicurezza.

Un servizio di sicurezza è un im­pianto il cui funzionamento è es­senziale per la sicurezza durante un’emergenza. Sono un esempio tipico di servi­zio di sicurezza le pompe antin­cendio, l’illuminazione di sicurez­za con sorgente centralizzata, gli evacuatori o gli estrattori di fu­mo e gli ascensori antincendio.

Continuità dell’alimentazione

Poiché dal corretto funziona­mento di un servizio di sicurezza (e pertanto dalla sua corretta ali­mentazione) può dipendere l’in­columità di molte persone, è indi­spensabile che il servizio stesso continui a funzionare per il tem­po necessario a consentire l’e­vacuazione dal luogo dell’emer­genza.

A tal proposito sono essenziali due aspetti:

  • che l’alimentazione non sia in­terrotta a causa di un interven­to intempestivo delle protezioni;
  • che la conduttura di alimenta­zione non venga danneggiata dall’incendio.

Intervento intempestivo delle protezioni

A questo proposito è opportuno porre subito un distinguo tra ambienti ordinari e ambienti a maggior rischio di incendio. Se l’ambiente è ordinario, la vecchia edizione della Norma CEI 64-8 consigliava di non proteggere contro il sovraccarico (protezione termica) i circuiti di sicurezza, mentre, se l’ambiente fosse stato a maggior rischio in caso di incendio, sarebbe diventata prioritaria la protezione contro l’innesco di incendio e conseguentemente anche i circuiti di sicurezza dovevano essere protetti contro il sovraccarico.

La nona edizione della CEI 64-8 elimina questa distinzione e di fatto prescrive sempre la protezione contro il sovraccarico di tutti i circuiti di sicurezza. Per quanto riguarda la protezione differenziale, l’ultima edizione della CEI 64-8 ne vieta l’utilizzo tra la sorgente di alimentazione di sicurezza e l’utenza (ad esempio tra un soccorritore e gli apparecchi illuminanti di sicurezza). Deve tuttavia essere garantita la protezione contro i contatti indiretti.

Questa, nel caso di illuminazione di sicurezza a valle di un soccorritore, è comunque garantita installando un differenziale a monte del soccorritore e mediante la configurazione di un sistema IT (isolato da terra) in caso di mancanza rete a monte del soccorritore.

Nel caso di utenze con doppia alimentazione (normale e sicurezza con commutazione locale), come ad esempio ascensori antincendio o elettropompe, la protezione differenziale sarà installata sulla linea di alimentazione normale, ma non su quella di sicurezza (a valle del gruppo elettrogeno).

Resistenza al fuoco

Per alimentare i servizi di sicurezza che devono continuare a funzionare durante l’incendio sono richieste condutture resistenti al fuoco. Le condutture possono essere resistenti al fuoco per:

  • costruzione (ad esempio utilizzando cavi conformi alla Norma CEI 20-45 o a isolamento minerale);
  • installazione (ad esempio cavi incassati entro muratura con determinate caratteristiche di resistenza al fuoco).

In entrambi i casi, le condutture a servizio dei circuiti di sicurezza devono essere indipendenti da quelle a servizio dei circuiti normali: questo vuol dire fondamentalmente vie cavi dedicate. Nel seguito ci occuperemo unicamente di condutture resistenti al fuoco per costruzione.

Tipologia di cavi resistenti al fuoco

Le principali tipologie di cavi resistenti al fuoco sono:

  • cavi FTG18OM16: rispondono alla Norma CEI 20-45, CPR B2ca – s1a, d1, a1, tensione nominale di funzionamento 0,6/1 kV;
  • cavi FG4OHM1: tensione nominale di funzionamento 100/100 V, resistenti al fuoco per 30 minuti a 830 °C secondo quanto dice la Norma CEI 50200, utilizzati unicamente per i collegamenti degli apparati dei sistemi fissi automatici di rivelazione e segnalazione manuale allarme d’incendio, collegati o meno a impianti d’estinzione o ad altro sistema di protezione (sia di tipo attivo che di tipo passivo). Questi cavi non sono idonei per altri impieghi quali illuminazioni di emergenza, alimentazione di sistemi di evacuazione forzata di fumo e calore, comandi di emergenza o altre applicazioni similari aventi tensione di esercizio superiore ai 100 V in c.a. per le quali si devono impiegare i cavi rispondenti alle Norme CEI 20-45;
  • cavi FTE4OM1: tensione nominale di funzionamento 100/100 V, resistenti al fuoco per 120 minuti a 830 °C secondo la Norma CEI 50200, utilizzati principalmente per gli impianti di diffusione sonora di evacuazione conformi alla Norma EN 54 UNI ISO 7240-19. Anche questi cavi non sono idonei per impieghi con tensione di esercizio superiore ai 100 V in c.a. per le quali si devono impiegare i cavi rispondenti alle Norme CEI 20-45.

Le giunzioni

Un classico errore nella realizzazione di una conduttura resistente al fuoco è pensare che ad essere resistente al fuoco debba essere unicamente il cavo. È infatti sempre bene rammentare che col termine “condutture” si intende l’insieme dei conduttori elettrici e degli elementi che assicurano il loro isolamento, il loro supporto, il loro fissaggio e la loro eventuale protezione meccanica.

Pertanto, anche le giunzioni che verranno realizzate per l’alimentazione in derivazione dalla dorsale principale per l’alimentazione degli apparecchi sottesi (ad esempio lampade di sicurezza sottese a gruppo soccorritore) dovranno essere resistenti al fuoco. La resistenza al fuoco di una giunzione può essere genericamente ottenuta mediante cassette di derivazione metalliche, pressacavi metallici o morsetti ceramici.

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