Questi i costi (insostenibili) degli infortuni sul lavoro

Ing Mauro Rossato
Ing Mauro Rossato

Infortuni e malattie professionali incidono per il 4 per cento sul Pil mondiale per una somma di 1.251.353 milioni di dollari; mentre in Italia si arriva a superare il 3 per cento del Pil italiano che nel 2013, secondo l’Ocse, ammontava a 1.618,9 miliardi di euro. Questo il danno per l’economia sancito in una recente indagine dall’Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Un costo elevatissimo ed allarmante che dovrebbe indurre ad una riflessione tutto il mondo produttivo italiano insieme agli amministratori del nostro Paese. L’obiettivo dovrebbe essere quello di trovare una soluzione concreta ed immediata per favorire una politica più penetrante in favore della diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. A tutela della vita dei lavoratori, ma anche per salvaguardare le voci di ‘uscita’ in un’economia italiana già duramente provata da una lunga crisi.

Si potrebbero risparmiare miliardi di euro

E la prima mossa con cui iniziare a tenere in scacco l’emergenza infortuni, malattie professionali e morti sul lavoro dovrebbe essere l’organizzazione aziendale. In una recente indagine condotta dall’Osservatorio di Accredia in collaborazione con il Censis, infatti, emerge che se ogni azienda fosse certificata con un sistema di gestione a norma Ohsas 18001, si registrerebbero 80.000 incidenti in meno all’anno, con un risparmio in termini di costi sociali pari ad almeno 4 miliardi di euro. Di questi, circa 1,1 miliardi di euro riguarderebbero il settore delle costruzioni, 410 milioni quello tessile, 300 la metallurgia e 270 i trasporti. E alla riduzione del numero degli infortuni farebbe eco ovviamente anche un decremento dei decessi in occasione di lavoro.

Una flessione fortemente auspicabile dal momento che nel primo quadrimestre 2015 il nostro Osservatorio Sicurezza Vega Engineering, sulla base di dati Inail, segnala un incremento della mortalità del 13,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per un totale di 223 infortuni mortali rilevati in occasione di lavoro. Erano 196 lo scorso anno. Un bilancio che diventa ancor più drammatico e che sale a 305 vittime includendo le morti bianche avvenute in itinere. Erano 269 nel primo quadrimestre 2014. Autodisciplina e certificazione volontaria diventano, dunque, sinonimi di maggior sicurezza, affidabilità e una più elevata propensione alla formazione e all’aggiornamento continui per i lavoratori.

Il lento percorso di ridefinizione aziendale

E, proprio su questo fronte, giungono dei segnali confortanti da un altro illustre Osservatorio, ovvero quello di Expo Training che ha condotto una rilevazione su un campione qualificato di imprese che hanno partecipato a Milano alla Fiera della Formazione e dalla quale risulta che il 51 per cento delle aziende ha ridefinito la propria organizzazione aziendale; il 40 per cento ha effettuato assunzioni inserendo nuove professionalità in azienda e il 30 per cento ha riqualificato il personale esistente. “Aumenta poi – come spiegano all’Osservatorio Expo Training – la percentuale delle grandi aziende che investono in formazione, ma si avverte una scarsa fiducia nella formazione tra le piccole e medie imprese”.

Di contro, sappiamo che le micro e piccole medie imprese rappresentano la maggioranza delle imprese nel nostro Paese e in Europa. Una situazione che come esperti di sicurezza nei luoghi di lavoro siamo costretti a confermare anche sulla base dell’esperienza quinquennale delle rilevazioni del nostro Osservatorio che individua luoghi, settori e cause degli infortuni mortali. Rimane, quindi, urgente una riflessione collettiva che parta dalla politica e passi attraverso gli organi di sorveglianza affinché i controlli e le ispezioni vengano intensificati e gli evasori della sicurezza sanzionati. Per questo invitiamo gli amministratori del nostro Paese e tutti gli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro ad investire sulla continua formazione dei lavoratori, a tutti i livelli aziendali, senza trascurare lo studio delle modalità con le quali si giunge all’infortunio per aiutare i tecnici impegnati nella valutazione dei rischi e nella riduzione degli infortuni.

Osservatorio Sicurezza Vega Engineering

www.vegaengineering.com

1 COMMENTO

  1. I dati sono allarmanti sicuramente ma non é spendendo un sacco di soldi in software e procedure che nessuno rispetta ( in primis chi già opera secondo 18001, credetemi per esperienza diretta), bisogna educare i giovani a scuola ed i risultati ci saranno. Abbiam provato a proporre una formazione ad hoc a titolo gratuito per l’ultimo anno delle superiori, risposta: non si può . Certo che no, chi vive solo di corsi cosa farebbe? Siamo arrivati al punto limite che un installatore con 42 anni di esperienza nel montaggio di tralicci ed antenne per cellulari e TV con zero infortuni sulle spalle dovrebbe fare il corso funi altrimenti non può più lavorare, ma dai….

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