Impianto temporaneo, quali disposizioni?

impianto elettrico temporaneo edifici rilevanza storicaValutazione del rischio, Leggi, norme e adattabilità a vari scenari: quali le peculiarità di un impianto elettrico temporaneo? È importante che sia chiaro il confine tra “impianto” e “utilizzatori” o attrezzature di lavoro.

La Norma CEI 64-15 “Impianti elettrici negli edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica” definisce l’impianto temporaneo un “impianto elettrico previsto per esigenze occasionali di limitata durata e che viene rimosso al termine di tali esigenze”. Entrano in gioco definizioni meno ricorrenti rispetto all’impianto elettrico utilizzatore (“apparecchio utilizzatore trasportabile, portatile, mobile, movibile”), che in qualche caso possono introdurre dubbi sulla scelta e soprattutto sul corretto utilizzo, quando al portatile il mercato a pari titolo offre materiali in realtà trasportabili. Un principio sembra abbastanza condivisibile:

  • è trasportabile, quando l’apparecchio è spostato (trasportato) da un posto ad un altro senza cavo di alimentazione collegato;
  • è mobile, quando, oltre ad essere trasportato, l’apparecchio si muove nell’uso (per es. sorretto a mano dall’operatore) con cavo di alimentazione collegato;
  • è fisso, quando non è trasportabile o mobile.

Ci chiediamo se sia accettabile individuare nelle prese a spina il punto dove termina l’impianto elettrico temporaneo, al pari dell’impianto elettrico utilizzatore, e dove iniziano le attrezzature di lavoro. Se tali attrezzature siano o non siano provviste di cavo di alimentazione con o senza presa a spina o addirittura con presa protetta e interbloccata. In questo modo può emergere il confine tra impianti e attrezzature.

L’impianto temporaneo è caratterizzato, con maggior importanza e a volontà, da prese a spina, quadri elettrici ASC o ACS corredati di prese a spina, cordoni prolungatori, avvolgicavo con prese a spina e adattatori, al punto tale da non poter ritenere escluso tutto ciò che, a valle delle prese a spina, si alimenta.

La valutazione del rischio

I requisiti tecnici minimi da applicare all’impianto elettrico temporaneo dipendono dalla valutazione dei rischi presenti in tutte le sua fasi di vita: installazione, uso, manutenzione, smantellamento, pulizia, etc. Uno dei metodi di valutazione corretti è rappresentato dalla Norma UNI EN ISO 12100:1010-11 “Sicurezza del macchinario – Principi generali di progettazione – Valutazione del rischio e riduzione del rischio”.

L’impianto elettrico temporaneo, esso può essere alimentato:

  1. da un generatore, per esempio un gruppo elettrogeno;
  2. da nuove forniture di energia elettrica dalla rete di distribuzione pubblica;
  3. da un nodo dell’impianto elettrico utilizzatore esistente; in genere un quadro elettrico o una presa a spina.

Ogni origine introduce precise regole tecniche e caratteristiche elettriche dell’alimentazione, da considerare nella scelta del potere di interruzione del dispositivo di protezione generale.

Scegliere un potere d’interruzione con valori di Icn o di Icu/Ics1 non troppo bassi, consente un ampio margine di riutilizzo e una maggiore adattabilità ai vari scenari impiantistici.

L’origine introduce, altresì, prevedibili sovratensioni transitorie di origine atmosferica, di manovra e per guasti a terra, che possono arrecare danni ai componenti elettrici e provocare un incendio.

Conclusioni

Ci sono regole tecniche che risolvono le necessità di utilizzare l’impianto temporaneo: la scelta dipende a priori dalla valutazione del rischio, che non può prescindere dalla conoscenza dei limiti di ogni componente elettrico e da tutte le ipotesi d’uso. Tali regole permettono di valutare il riutilizzo dell’impianto o parti di esso, orientando la scelta verso soluzioni il più possibile adattabili alla coesistenza con vari scenari per ridurre i rischi entro limiti tollerabili.  Corredare gli impianti temporanei con un’adeguata documentazione è fondamentale per poter progettare, installare, utilizzare, verificare e manutenere tali impianti fino alla fine della vita ed al proprio smaltimento. Nella lettera-circolare Prot. n. 1212 del 23/03/2009, il Dipartimento dei VV.F. ha fornito importanti chiarimenti in ragione dei quali ritiene che l’obbligo della dichiarazione di conformità (art. 7 D.M. 37/2008), rilasciata dall’impresa al termine dei lavori, ricade anche sugli impianti temporanei realizzati nelle attività soggette a vigilanza antincendio disciplinati dal D.M. 22-2-1996 n. 261 “Regolamento recante norme sui servizi di vigilanza antincendio da parte dei Vigili del fuoco sui luoghi di spettacolo e trattenimento” pubblicato nella G.U. 16 maggio 1996, n. 113. Tuttavia, quando non vi è un obbligo giuridico di rilascio della dichiarazione di conformità, deve valere il buon senso. È infine estremamente rilevante la consultazione dei rapporti sugli infortuni, anzitempo il Politecnico di Torino ed oggi “Informo” a cura di INAIL, per gli infortuni gravi e mortali sul lavoro (non solo elettrici), al fine di accrescere la cultura della sicurezza ed evitare di conseguenza l’infortunio dell’operatore.

Componenti dell’impianto elettrico temporaneo

Gli impianti elettrici temporanei sono caratterizzati da una serie di componenti.
Quadri elettrici e collegamenti a terra.
I quadri elettrici, in conformità alla Norma CEI EN 61439-4 Parte 4 “Prescrizioni particolari per quadri per cantiere (ASC)”, hanno un largo impiego, con un campo di applicazione che non si limita ai soli cantieri. Per questo motivo, possono essere definiti ACT “Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per costruzioni temporanee”.
Cavo
Sui criteri di scelta di cavi vi è un’ampia normativa, a partire dalla Norma CEI 11-17 (e relativa Variante 1 “Linee di cavo”) e, a seguire, le CEI-UNEL e le Guide CEI.
A fronte della flessibilità del cavo, indispensabile per la mobilità durante l’uso o durante le operazioni di recupero per fine utilizzo, si segnalano cavi di tipo H07BQ-F e H07RN-F o equivalenti a quest’ultimo con guaina esterna resistente all’abrasione e all’acqua. Pur essendo cavi flessibili, le due tipologie hanno qualche differente caratteristica, come sintetizzato in tabella.
Prese a spina di tipo industriale
Nella temporaneità ci si domanda se le prese a spina (dispositivi che permettono di collegare a volontà un cavo flessibile ad un impianto fisso o due cavi flessibili utilizzando il dispositivo di accoppiamento) possano essere d’uso domestico o similare, comunemente della serie civile (CEI 23-50:2007 Varianti ed Errata Corrige) o di tipo industriale (CEI EN 60309-2:2000 “Spine e prese per uso industriale” e amendment2) e se debbano essere interbloccate.
La valutazione del rischio e la normativa applicabile nello specifico ambiente che ospita l’impianto elettrico temporaneo mi guidano nella scelta del tipo di presa a spina e se è richiesto l’interblocco con il dispositivo di sezionamento a monte o in alternativa un dispositivo di ritenuta che impedisca il distacco involontario.
Ciò non toglie che l’interblocco sia comunque necessario per evitare il probabile distacco involontario della spina e la possibilità di inserire o disinserire la stessa sotto cortocircuito, a prescindere dai requisiti prescritti dalla normativa applicabile in quel particolare ambiente. Una soluzione, per così dire, universale, che riduce ulteriormente il rischio residuo e meglio si adatta ai vari scenari, è rappresentata dalle prese a spina di tipo industriale.
Inoltre, per quanto riguarda la protezione delle prese a spina, è fondamentale tenere in considerazione due importanti rischi elettrici: il sovraccarico e il cortocircuito.
Avvolgicavo
Avvolgicavo conformi alla normativa di prodotto CEI EN 61316:2000 (identica alle corrispondenti IEC e EN “Avvolgicavi industriali”) oppure avvolgicavo conformi a normative non più recenti ma ancora in uso o avvolgicavo di tipo domestico e similare? Nel primo caso, protetti contro le temperature eccessive attraverso limitatori di temperatura e/o limitatori di corrente a riarmo non automatico; nel secondo caso, con protezione implicitamente delegata all’impianto elettrico utilizzatore.


  1. Negli interruttori automatici modulari di tipo domestico e similare (CEI EN 60898-1) il potere di interruzione nominale è indicato con Icn mentre in quelli per uso industriale (CEI EN 60947-2) Icu è il potere di interruzione estremo e Ics quello di servizio.
  2. In corso lo sviluppo della quinta edizione IEC 60309 parte 1 e 2 con pubblicazione prevista nel dicembre 2018.

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