Così proteggiamo 8 milioni di bottiglie

Quasi 600 ettari di vigneto, distribuiti in diverse zone della Valpolicella e coltivati da 220 soci, un totale di oltre 8 milioni di bottiglie prodotte all’anno, ottenute da oltre 60.000 quintali di uva per una capacità di stoccaggio pari a 160.000 ettolitri, e una linea di produzione all’avanguardia in grado di imbottigliare fino a 7.000 bottiglie all’ora: si sintetizza così il capitale produttivo e territoriale della cantina Valpolicella di Negrar (Vr), la quale, per la tutela del suo patrimonio aziendale, ha recentemente affidato a Italsicurezza di Legnago (VR) la realizzazione di un sistema di videosorveglianza integrato a un sistema antintrusione sia delle aree esterne che di quelle interne.

La sede della cooperativa, dove viene gestita tutta la filiera dei vini prodotti, dal conferimento delle uve alla vendita al pubblico, è un ampio edificio di sei piani, di cui due interrati, che ricopre un’area di oltre 15.000 mq. Garantire la protezione degli esterni dell’azienda è stata la sfida intrapresa da Italsicurezza durante la fase di progettazione del sistema, per via della forma irregolare del fabbricato e della recinzione e per la presenza, in grande quantità, di materiale stoccato.

Barriere e rilevatori

L’impianto antintrusione, suddiviso in 7 aree, è gestito tramite tastiere e lettori di prossimità. L’articolarsi dello stabile ha reso necessario, per assicurare un’efficace protezione, l’implementazione di diverse tecnologie di rilevazione. Tra queste, le barriere a microonde, per garantire la protezione perimetrale più esterna di grandi superfici: l’analisi digitale del segnale permette al microprocessore di verificare la zona protetta in modo estremamente preciso, individuando le forme d’onda caratteristiche di un’intrusione ed escludendo tutta una serie di disturbi che normalmente, con barriere di tipo tradizionale, andrebbero a generare situazioni di instabilità. Sono stati installati, inoltre rilevatori a doppia tecnologia da esterno, in grado di rilevare sia attraverso la tecnologia a infrarossi passivi che attraverso la tecnologia a microonde; rilevatori a infrarossi passivi lunga portata con antimascheramento e zona antistrisciamento, in grado di correggere automaticamente la sensibilità in base alla temperatura e all’illuminazione ambientale rilevata; barriere a infrarossi attivi, che oltre ad avere, tra le varie funzioni, anche quella antiaccecamento, gestiscono la disqualifica in caso di nebbia o forte pioggia; rilevatori puntuali d’apertura cablati e wireless. Il sistema coordina fino a 9999 utenti in modo univoco e ogni utente può essere riconosciuto, e quindi operare le funzioni per cui è abilitato, sia attraverso codice PIN che attraverso badge di prossimità. Le interfacce utente del sistema antintrusione sono costituite da tastiere con display e lettori di prossimità.

 41 telecamere

L’impianto di videosorveglianza, basato su un’infrastruttura mista di fibra ottica e rame, conta 41 telecamere da 2 Megapixel. Il server è dotato di tre interfacce di rete di tipo Gigabit, ognuna connessa a un network differente per garantire la fruizione del servizio anche durante le fasi di acquisizione video e archiviazione. La registrazione si compie su un disco ad alte prestazioni (10.000 rpm).

Da remoto

Assicurata una corretta registrazione dei flussi video, l’archiviazione delle immagini avviene in piena risoluzione UXGA 1600×1200 a un frame rate di 5 fps per una durata di conservazione di più giorni su due unità storage con HD ridondati in RAID 1 (mirroring). Il sistema è basato su software Milestone e le immagini sono visibili anche da remoto, grazie al sistema che collega PC, smartphone e tablet.

Ecco cosa vuole dire adottare una soluzione si misura

“Nel corso della fase progettuale si sono svolti molti sopralluoghi, per definire le tecnologie in funzione della situazione ambientale e il passaggio cavi in funzione delle canalizzazioni esistenti. Ne è conseguito un sistema con due anelli concentrici di rilevazione costituito da più tecnologie, per soddisfare la compatibilità ambientale. Al fine di impiegare meno caverie possibili si è optato per una distribuzione su bus RS-485 di ingressi e uscite; il sistema di videosorveglianza, inoltre, è stato basato su infrastruttura di rete mista fibra ottica e rame dedicata. L’attività installativa si è svolta senza creare interferenze ai processi produttivi dell’azienda e il risultato in termini di rapporto efficacia/costo è stato soddisfacente. Diverse sono le competenze necessarie per la realizzazione di questo sistema, che implementa svariate soluzioni e rappresenta perfettamente quella che si definisce una ‘soluzione su misura’”. (Stefano Moretto, Italsicurezza )

(articolo di Laura Turrini)

 

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